Erica Orsini
da Londra
Downing Street nega, ma al ministero del Tesoro il malumore è palpabile. E il Cancelliere Gordon Brown sembra essere furioso per l'accordo strappato durante la notte a Bruxelles dal premier Tony Blair. Secondo indiscrezioni del Sunday Times la prospettiva di dover versare il 60 per cento in più al budget europeo e di vedersi il rimborso ottenuto dalla Thatcher decurtato di un miliardo all'anno per sette anni non è piaciuto per nulla al braccio destro ed eterno rivale del leader laburista. La promessa di una revisione dei sussidi agricoli certo non gli è bastata. Il suo ritorno a Londra è stato accolto da un gelido silenzio di Brown che non ha voluto dire una parola su quanto è stato deciso a Bruxelles.
Ieri l'analista politico del Times spiegava come l'ultimo accordo sia per Brown un «calice amaro» da mandar giù in quanto sicuramente influirà negativamente sulle risorse finanziarie da destinare alle spese nazionali. I fondi da stanziare per scuole e ospedali dovranno essere rivisti e sarà un problema. «Abbiamo finito per cedere molto di più di quanto ci aspettavamo - hanno commentato ieri alcuni membri del governo - e la compensazione per tutto questo è molto ridotta». Del resto a Downing Street avevano già ammesso che a Brown - in America per un viaggio di affari - non era stata concessa la possibilità di porre un veto all'accordo, sebbene le sue vedute divergessero profondamente da quelle del primo ministro. Una fonte governativa aveva spiegato che non era necessario un commento ufficiale perché la posizione del ministro era ben nota e un suo portavoce era presente al summit europeo.
I soliti ben informati però hanno fatto sapere che Brown avrebbe preferito dire la sua di persona e che questo gli è stato impedito. Nelle scorse settimane il tesoriere aveva criticato l'aumento della spesa per il budget europeo e aveva insistito perché Blair strappasse ai francesi maggiori garanzie sulla revisione delle politiche agricole prima di rinunciare a parte dello sconto britannico. Così adesso l'atmosfera si preannuncia incandescente nonostante la strenua difesa da parte di Blair dell'accordo raggiunto. «Un fallimento avrebbe causato danni immensi all'interesse nazionale del Regno Unito - ha detto il primo ministro alla Bbc - è nell'interesse britannico restare fermamente ancorati all'Europa e lo abbiamo fatto con successo durante la presidenza».
È però innegabile che la vicenda europea ha diminuito l'autorevolezza del Blair nell'ambito dell'esecutivo e a dimostrarlo non c'è soltanto la polemica con Brown, ma anche le recentissime critiche del vice premier Prescott che molto insolitamente si è detto apertamente contrario alla nuova riforma scolastica e a quella delle pensioni. Il leader laburista rischia dunque questa volta di ritrovarsi senza alleati nelle prossime battaglie parlamentari per le riforme e il mancato appoggio dei suoi fedelissimi potrebbe costargli molto caro.
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