Bimbo di 6 anni docente di medicina all’università

Maximiliano è un bambino prodigio e ieri ha tenuto una lezione sull’osteoporosi all’Università di Città del Messico

Manila Alfano

Anche questa volta nell'aula magna dell'università di Città del Messico non ci sono posti vuoti. Si sente un brusio di curiosità. Il dottor Maximiliano Arellano de la Noè è in leggero ritardo. Uno studente di medicina, una matricola, chiede se è qui che si tiene la conferenza sulle «cause e conseguenze dell'osteoporosi». È qui. Arellano de la Noè arriva vestito di bianco. I capelli scuri e lisci sono incollati alla testa da uno strato di brillantina. Si muove senza paura. Al suo fianco, solo un passo indietro, un uomo e una donna ancora giovani. Avranno 40 anni. Sono i suoi genitori. Non stupitevi. Il dottor Maximiliano Arellano de la Noè, luminare apprezzato da tutto il paese, ha solo sei anni. Con sé uno zainetto con appunti e una serie di lucidi da mostrare alla classe. Chi non l'ha mai visto si chiede cosa potrà mai dire un bambino così piccolo a un pubblico di professori e futuri medici, a malapena riesce ad arrivare alla scrivania, e chi è seduto in fondo non riesce nemmeno a vederlo. Ma appena accende il microfono e comincia a parlare restano tutti a bocca aperta. Nella relazione tenuta davanti agli studenti di medicina, Maximiliano, che frequenta la prima elementare, spiega in perfetto linguaggio medico come le donne di razza bianca sono le più affette da osteoporosi e che l'incidenza sulla popolazione messicana è direttamente proporzionale alla percentuale di donne con più di 65 anni e all'incidenza di fratture in questa fascia di età. Tra le «lezioni» che ha tenuto recentemente c'è stata anche quella di «Anatomia cardiovascolare». Anche in quel caso un vero e proprio successo. Il pubblico era rimasto ad ascoltare il bambino senza distrarsi mai un momento. Maximiliano è un tipo paziente, racconta e spiega con semplicità, risponde alle domande come un vero professionista. Il direttore della facoltà dell'università dello Stato del Messico, Roberto Camacho, garantisce che Maximiliano parla di fisiopatologia «con un linguaggio degli addetti ai lavori». Anche i media messicani hanno cominciato a occuparsi di lui per le eccezionali doti di memoria. I genitori raccontano che già a tre anni recitava a memoria tutte le capitali del mondo. La sua fama è diventata internazionale. È stato più volte invitato in Argentina dove ha tenuto conferenze sui suoi due temi forti: il diabete e l'anemia. Ma quando è a casa Maximiliano torna a essere un bambino come gli altri o quasi.

Almeno così assicurano i genitori, un commerciante di farmaci e una mamma di origine americana.
Come a tutti i bambini del mondo, gli piace guardare la televisione e giocare ai videogiochi, e poi legge molto, soprattutto libri di medicina, naturalmente. Quella resta la sua unica e vera passione.

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