La Bindi caccia i centristi dal Pd: «Antidemocratici»

I Democratici sono tutto fuorché democratici se non la pensano come lei. Rosy Bindi aggiunge l’ultimo tassello alla guerra del Pd. E lo fa «scomunicando» quei cattolici che non vogliono accettare l’idea di un partito a guida neocomunista. Insomma, arriva a Genova, per sostenere la candidatura di Pierluigi Bersani alla segreteria del Partito Democratico, e commenta senza mezze parole le recenti dichiarazioni dell’ex ministro della Pubblica Istruzione Giuseppe Fioroni e di altri esponenti cattolici della mozione Franceschini, secondo i quali in caso di vittoria di Bersani molti ex popolari potrebbero lasciare il partito. Ex popolari che in Liguria sono più d’uno e con un «peso» politico tutt’altro che irrilevante.
«La prima qualità di un democratico è quella di riconoscere il risultato delle urne - spara a zero donna Rosy -. Chi fa queste affermazioni dimostra di essere poco democratico ed in qualche modo di affidare la campagna congressuale alle minacce». Secondo la vice presidente della Camera, di cattolici, di ex democristiani di sinistra ce n’è già fin troppi nel Pd: «Io credo che vincerà Bersani e che i cattolici nel Partito Democratico, anche grazie alla presenza della sottoscritta, di Enrico Letta, di Marco Follini e di tanti altri popolari, saranno ampiamente rappresentati e riusciranno a creare le condizioni perché anche Franceschini, Fioroni e Rutelli possano davvero sentirsi a casa loro».
I nomi citati sono quelli dei big nazionali, ma il siluro arriva però indirettamente anche ai big della Liguria, che si chiamano Massimiliano Costa («Metodi mafiosi nel Pd», ha da poco accusato i compagni nella sua newsletter), Claudio Gustavino, l’onorevole assai lusingato dalle sirene del nuovo centro, così come l’ex assessore comunale Pippo Rossetti.

E chissà se si riferiva anche a quegli ex popolari come l’assessore comunale Paolo Veardo che dopo aver sostenuto la causa centrista ora si sono allineati alla mozione del presunto vincitore. Quindi, per definizione della Bindi, un Democratico vero. Non come gli altri, che «si affidano alle minacce».

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