Roma - I ministri al Family day «non ci devono andare. È una contraddizione». Quella del 12 maggio non è una manifestazione per la famiglia, «ma contro i Dico». E allora «cambino nome alla manifestazione, parlino di No dico day».
È il ministro della Famiglia, ed è cattolica. Ma Rosy Bindi ha preso una distanza abbastanza clamorosa, in un’intervista con l’Unità, dalla manifestazione del 12 maggio del Family day e dai partecipanti, perché il centrodestra, dichiara, sta facendo una «strumentalizzazione politica» per «accreditarsi come unico referente politico presso gli organizzatori del Family day».
Il 12 maggio a piazza San Giovanni ci saranno 100mila persone secondo gli organizzatori, e se Forza Italia ha annunciato la presenza, con il coordinatore Sandro Bondi, è vero anche che l’organizzatore è l’ex segretario della Cisl Savino Pezzotta, che in piazza ci saranno teodem della Margherita, e non solo loro, tra i Dl, più l’Udeur, e che saranno presenti due ministri, Paolo Gentiloni e Clemente Mastella. La partecipazione appare dunque piuttosto «bipartisan».
Se non ci fossero stati i Dico, il progetto del centrosinistra per le coppie di fatto, «non ci sarebbe stato alcun Family day», insiste invece Rosy Bindi. Insomma, secondo il ministro della Famiglia quella di sabato prossimo sarà una manifestazione contro il governo.
Parole che ieri hanno disturbato non tanto la Casa delle Libertà, quanto i cattolici di area di centrosinistra che intendono essere presenti il 12 maggio, e in modo convinto. Ministri compresi. L’invito a non partecipare rivolto ai ministri, ha precisato nel pomeriggio la Bindi, «per quanto mi riguarda è generalizzato a qualsiasi tipo di manifestazione».
Parole al vento, perché Mastella le ha subito risposto che ci sarà, «eccome se ci sarò. Con tutta la famiglia». Alla collega Bindi ha quindi mandato a dire: «Medesimi inviti non mi pare che siano stati recepiti quando si è trattato della partecipazione dei ministri a sostegno del ddl sui Dico. Io non sono andato in Consiglio dei ministri neanche quando si è votato il provvedimento sui Dico. Quindi la mia linea è coerente con la mia presenza alla manifestazione a sostegno della famiglia».
Il Family day, che verrà seguito in diretta da Sky e Sat 2000, la tv dei vescovi, con uno speciale di Rai 2 dalle 16.30, «non è una manifestazione contro il governo», ha risposto al ministro Bindi il portavoce dell’evento, l’ex segretario generale della Cisl Pezzotta. E non è vero che è legata alla protesta strumentale sui Dico, sottolinea l’ex sindacalista: «Noi diciamo sì ai bisogni delle coppie di fatto, sia etero che omosessuali. Quello che diciamo è che non ci può essere una equiparazione tra le coppie di fatto e la dimensione della famiglia. Per cui il nostro è un no chiaro ai Dico».
Anche gli organizzatori del Family day hanno accolto con disappunto l’intervista del ministro Bindi: «Non siamo contro qualcuno o contro qualche cosa - ha chiarito Salvatore Martinez, presidente del Rinnovamento dello Spirito -. Siamo per la famiglia e la contro-manifestazione dell’orgoglio laico è assolutamente inopportuna».
Stanno aumentando intanto le adesioni per il sit-in laico di piazza Navona organizzato da socialisti e radicali. Avviene così che proprio nei giorni delle minacce al presidente della Cei monsignor Angelo Bagnasco, e delle recenti scritte contro il papa, la piazza, e il governo, si spaccano su famiglia e valori cristiani. «C’è una sorta di mano culturale e di mano materiale - ha commentato Mastella, dopo le scritte a Palermo contro Benedetto XVI - che tenta di determinare un clima di ostilità alla manifestazione del 12 maggio a favore della famiglia».
Secondo il segretario di Rifondazione Franco Giordano, il Family day invece «tende a dividere, perché si contrappone alla logica dei diritti civili». La manifestazione di piazza Navona vuole ricostruire la laicità nelle istituzioni.
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