da Milano
Nemmeno il tempo di assorbire il colpo dei radicali in lista e Walter Veltroni ne ha sferrato un altro, di colpo, ai cattolici, candidando come capolista in Lombardia per il Senato il professor Umberto Veronesi, quello del sì alleutanasia, tanto per dirne una. Paola Binetti, teodem di frontiera, è una furia.
Senatrice Binetti, ci mancava solo questa.
«Guardi, qui siamo come su una montagna innevata».
Sarebbe a dire?
«Ha presente quei paletti rossi che si piantano nella neve per indicare il sentiero? Ecco, sono il cammino che il Pd ha fatto fino a qui: la carta dei valori, il codice etico, il programma. Chiunque si candidi si impegna a rispettarli».
Veronesi ha già dimostrato di essere uno che su certe battaglie non transige, però.
«Credo che saprà rispettare le regole del partito».
Tutto tranquillo allora.
«Mi preoccupa moltissimo. Il professor Veronesi è una medaglia con due facce. La prima, la più importante, è limmagine del grande oncologo, quello che ha posto unattenzione nuova al tumore alla mammella, il testimonial della lotta contro il cancro in grado di attrarre ingenti risorse in virtù della sua credibilità. In campo scientifico, e lo dico da medico, infonde fiducia e autorevolezza».
E in campo politico?
«Ecco, questa è laltra faccia della medaglia. Lui è stato uno dei più strenui e autorevoli oppositori nella campagna referendaria sulla legge 40, ha scritto un libro che lascia emergere la sua posizione a favore delleutanasia».
Tempo fa disse che siamo qui solo per caso, e che non cè più bisogno di religioni.
«Non mi faccia dire. In lui cè tanto delluomo di cura quanto delluomo che ha assunto posizioni in netto contrasto con la cultura cattolica».
Sarà dura per voi non litigarci.
«Esprime una laicità di frontiera... Che poi mi domando: lui è più giovane di Ciriaco De Mita? È più giovane di Marco Pannella?»
Classe 1925, fanno 83 anni.
«Ecco. Ma forse per lui vale la deroga».
Nel presentarlo Veltroni ha detto che «è una delle personalità più importanti del mondo scientifico, una risorsa il cui contributo è giusto per il Parlamento».
«Allora potrà essere una delle voci autorevoli in Parlamento. Fra le altre».
Tra le campagne di cui si è fatto promotore cè quella, per la depenalizzazione e la legalizzazione delle droghe leggere. Era il 1995. Nel 2000 divenne ministro della Salute.
«Non si potrà ripetere».
Perché no?
«Nonostante sia presto per pensare a una squadra di governo, abbiamo già una rosa di ministri, da Emma Bonino a Massimo DAlema a Piero Fassino, forse è il momento di pensare anche ad altri».
È un veto?
«Lipotesi di Veronesi ministro non la prendo neanche in considerazione».
Non ci saranno troppe voci in dissenso in questo Pd?
«Sa cosa le dico? Che queste candidature, dai radicali a Veronesi, stanno ottenendo un effetto strepitoso: tutte le componenti cattoliche, davanti alla possibilità che i nostri valori corrano un rischio, si stanno stringendo, e cresce la partecipazione».
Ma non le viene mai la voglia di mollare tutto e passare là dove i cattolici portano avanti battaglie comuni senza dover litigare, dal Pdl alla Rosa bianca?
«La mia è una sfida.
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