Ma "bio" è davvero meglio? Per niente...

Ma "bio" è davvero meglio? Per niente...

Dal 25 al 27 gennaio scorso, all'Università di Roma Tre, si è svolto il 37° Convegno internazionale «Strategie Contadine per la Bioagricoltura» promosso dall'Associazione per l'agricoltura biodinamica. L'iniziativa ha suscitato le proteste di vari soggetti che non sopportano quando la superstizione s'ammanta di scienza per esempio il Gruppo SeTA (Scienza e Tecnologia per l'Agricoltura) e l'Accademia nazionale dei Lincei hanno protestato. L'Ateneo romano, a dire il vero, si sarebbe così giustificato: «L'Università di Roma Tre non è in nessun modo coinvolta con le attività dell'Associazione per l'agricoltura biodinamica, e si è limitata ad affittare un'aula, ecc. ecc.». Vabbè.

Criticare l'agricoltura biodinamica è come sparare sulla Croce rossa, tanto commovente e ingenua è la pratica, tutta all'insegna del rispetto di non meglio specificate «forze cosmiche». Del tutto accettata è invece l'agricoltura biologica, per questo consigliamo la lettura di Silvano Fuso, e il suo recente Il futuro è bio? Agricoltura biologica, biodinamica e scienza (Edizioni Dedalo).

Chimico e instancabile divulgatore, Fuso definisce innanzi tutto cosa sono le agricolture biologica e biodinamica. Dagli stessi che la praticano la prima è definita in termini che sono puramente giuridici e non scientifici. Anche perché tutta l'agricoltura è biologica, avendo a che fare col vivente. L'agricoltura biodinamica è invece frutto della mente visionaria di un esoterista austriaco, Rudolf Steiner (1861-1925), che, pur del tutto privo di conoscenze agronomiche, codificò una serie di regole che i suoi seguaci applicano pedissequamente ancora oggi. Tipo: il terreno deve essere irrorato con preparati definiti biodinamici, qualunque cosa ciò voglia dire, ammesso che voglia dire qualcosa ottenuti da letame e polvere di quarzo, l'irrorazione deve avvenire con movimenti circolari, sono coinvolti giovani topi scuoiati, e via di questo passo. Ma non vi dico oltre sennò vi perdete il bello del libro.

L'agricoltura biologica per contro afferma di non usare prodotti chimici. Il che è impossibile, perché non ci nutriamo di fotoni, ma solo ed esclusivamente di prodotti chimici. Fuso sfata inoltre la falsa credenza secondo cui i prodotti «bio» sarebbero migliori di quelli convenzionali: la cosa non è vera né per la sicurezza né per le loro qualità organolettiche. E non è vero neanche che le colture «bio» siano più rispettose dell'ambiente: avendo rese nettamente inferiori a quelle dell'agricoltura tradizionale, richiedono più superficie coltivata, quindi maggiore deforestazione, a tutto danno della famosa biodiversità, continuamente invocata dagli ambientalisti.

L'agricoltura biologica, inoltre, non è neppure economicamente sostenibile: senza incentivi pubblici non avrebbe mercato. Il disastro economico che di recente ha interessato lo Sri Lanka ne è una dimostrazione palese. E infatti un'evidente differenza tra prodotti «bio» e non «bio» c'è: il prezzo.

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