Riassunto uno. Il ministro Castelli era a Porta a Porta a discutere di violenza sulle donne, laltro ieri, e in una parentesi ha raccontato che una signora nel 1993 cercò di violentarlo: «Ma ero più forte e sono riuscito ad allontanarla». La cosa ha irritato Aldo Grasso che sul Corriere prima lha sfottuto e poi ha inferito: «Un ministro della Giustizia pone se stesso come esempio, come equilibratore della bilancia, come misura del dramma»; seguivano incredule osservazioni circa la solidarietà espressa a Castelli dalla moglie di Fassino (secondo la quale «ogni sopraffazione va comunque denunciata») e seguivano moniti contro certi «ministri che per comodo si offrono come candide vittime sacrificali», questo anziché «uscire dal biografismo e fare qualcosa perché la violenza sulle donne diminuisca». Ora: posto che proprio della violenza sulle donne il ministro aveva discusso per tutta la puntata, riassunto due: il ministro Castelli, persona riservatissima, ha raccontato un episodio di violenza subito dodici anni fa e che non aveva mai rivelato, con ciò lasciando basito anche il suo staff e ponendo comunque un distinguo circa i diversi rapporti di forza (fisica) tra uomini e donne.
Non doveva parlarne? Dove altrimenti doveva? A margine di quale altra discussione? Non rimangono spiragli, da quanto scrive Grasso: non doveva parlarne e punto. La nota simpatia di Grasso per Castelli non ha senz'altro giocato alcun ruolo in questo sereno giudizio.Un biografismo carnale
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