Biondi: dovevo essere il suo legale Lui minacciò di spararmi in testa

Chi fosse Cristoforo Piancone lo sa bene Alfredo Biondi, garantista inattaccabile ed ex ministro di Grazia e giustizia, ma anche realista al punto da far osservare in Senato che non ci voleva molto a valutare il grado di redenzione dell’ex brigatista. Ieri in aula, il senatore di Forza Italia ha infatti raccontato un aneddoto di qualche anno fa, ma sempre molto indicativo della persona. Piancone era stato portato in Corte d’Assise per un processo «minore». Non aveva avvocato e il presidente della corte chiese a Biondi, presente in aula, se avesse voluto difenderlo d’ufficio. «Mi avvicinai alla gabbia dove era detenuto - ricorda il senatore - Gli chiesi di darmi il capo d’imputazione e lui mi rispose che invece del capo d’imputazione mi avrebbe dato due pallottole in testa. Cioè quello che non ha potuto fare martedì perché gli si è inceppata la pistola». Biondi declinò l’incarico di difensore d’ufficio, spiegando al presidente di essere a quel punto parte lesa per minacce aggravate.

E Piancone venne processato per direttissima, per reato commesso in aula, e condannato a due anni e mezzo proprio per quelle minacce al suo possibile avvocato. «Per concedere i benefici ai detenuti, i magistrati dovrebbero tenere presenti valutazioni meno formali», chiosa Biondi.

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