Cronache

Biondi: «Ecco perché Forza Italia ha votato l’indulto»

«Chi esce e sbaglia torna in galera ma molti mettono a frutto la libertà»

Riceviamo e pubblichiamo l’intervento del senatore Alfredo Biondi durante la seduta del 29 luglio scorso al Senato, a nome del gruppo di Forza Italia, in materia di indulto.

Signor Presidente, colleghe e colleghi, onorevole ministro Mastella, rappresentanti del Governo, credo che il 29 luglio sia una bella giornata perché è la prima volta che in Parlamento si discute, ci si divide, si affrontano articoli ed emendamenti, ma non siamo costretti, dalla camicia di forza di talune decisioni imposte alla stessa maggioranza e all'opposizione, a prendere o a lasciare, bere o affogare.
Possiamo pertanto discutere serenamente per l'eccezionalità della misura che stiamo per assumere. Bene ha detto il collega Bulgarelli qualche minuto fa: discutiamo come se questo provvedimento costituisse una realtà generale. Si tratta di una eccezione, una penosa eccezione, che deriva dall'entità di tempo che ha diviso un precedente provvedimento rispetto anche a quello che nel 1992 ha deciso il Parlamento, con legge costituzionale, indicando che occorrevano due terzi dei deputati e senatori perché la legge avesse la possibilità di essere applicata.
Tutto ciò significa eccezionalità: non è un'eccezionalità politica, non crea degli archi rampanti tra chi è all'opposizione o chi alla maggioranza attuale.
No, non è questo e mi spiace che non sia stato colto da molti. Questa è una valutazione che la Costituzione chiede al di là delle differenze politiche, che restano e dividono gli schieramenti, quando il problema investe questioni molto diverse, che sono etico-politico-giuridiche e insieme rappresentano la politica nel senso più greco del termine, intendendo cioè quello che è necessario in un determinato momento storico.
Allora, eviterò le polemiche con chi va a mezzo servizio tra il Governo e l'opposizione: capisco la tentazione propagandistica, l'ho praticata tante volte anche io. Questo, tuttavia, è un tema che non lo consente. Ho avuto piacere che il collega Formisano abbia fatto un discorso molto misurato, gliel'ho detto di persona, perché è così che si manifestano le diversità.
Tuttavia desidero dire che Forza Italia nel prendere questa posizione è convinta, non da motivi d'interesse politico e nemmeno propagandistico, perché sappiamo che la pubblica opinione, fomentata da alcuni qualunquismi di tipo giuridico, talvolta viene contro i sentimenti personali della gente, del popolo. In questo caso si vota finalmente come vuole la Costituzione, senza vincolo di mandato, ognuno a seconda delle proprie convinzioni e dei propri sentimenti.
Posso dire che una misura come questa elimina non una pena, ma due, forse tre. Carnelutti diceva, infatti, che il processo è già una pena e molte volte si va in galera anni dopo il reato commesso. La durezza della carcerazione significa anche l'abbandono di un recupero che la vita civile aveva consentito. Certo, si è commesso un delitto. I delitti e le pene sono certamente gemelli nella necessità che siano gli uni prevenuti e gli altri repressi, quando è necessario. Tuttavia, ci sono i momenti, non dell'indulgenza, ma della ragione; momenti in cui si deve decidere stabilendo il criterio che è presente anche nel codice: quello della prevalenza tra due valori che possono entrare in conflitto e per i quali, e dai quali, bisogna trarre la motivazione di una decisione razionale e non dettata da taluni istinti.
Ha ragione il senatore Castelli quando ha detto stamani di non essere mosso da bassi istinti. Anzi, siete mossi da istinti che posso riconoscere come elevati, non bassi. Non credo che chi decida in un modo possa appartenere alla Banda Bassotti e qualcun altro alle pie vergini, che assumono atteggiamenti sempre all'insegna di una castità che è tutta da dimostrare. Credo, invece, che in un caso come questo, la nostra scelta debba essere estremamente e rigorosamente razionale.
Nel carcere - chi ci è andato lo sa - convive una realtà vergognosa. Ho difeso recentemente un pentito che poi si è pentito e ha militato dalla parte ritenuta sbagliata da qualche parte della magistratura. Ha scritto tante lettere di sofferenza, poi ho saputo che a Busto Arsizio è morto suicidato o suicidatosi: è ancora in corso l'inchiesta.
Mi chiedo quanti non resistano a una vita carceraria dove la compressione della comunità e, talvolta, le stesse opportunità che il carcere offre - la stessa televisione e la radio - sono motivi di tortura nella convivenza compressa della gente che sta insieme.
Perché, signor Presidente, onorevoli colleghi, quando discutiamo di queste cose dobbiamo immaginare che da una parte ci siano i giustizialisti e dall'altra i garantisti? Non è così; è nel processo che devono esservi le garanzie.
Quando si riceve una pena, questa deve essere scontata, ma lo Stato, nella Costituzione, ha previsto l'indulto: a chi è stato affidato il compito di decidere sull'indulto? Non è più il sovrano che, qualche volta, gratificava con il condono i peggiori dei suoi sudditi per assicurarsene i favori, ma è il popolo, oggi, rappresentato in Parlamento, che decide, con una maggioranza di sentimenti e di opinioni - non una maggioranza politica anche se ho sentito usare questo termine a meno che per politico si intenda la polis -. Non si tratta di una maggioranza partitica, perché è differenziata: ognuno resta al suo posto.
Personalmente ho avuto, nella mia lunga vita anche istituzionale, occasione di misurarmi sulle questioni che possono, in un determinato momento storico, far scegliere le vie più rigorose e dure e quelle che sono state considerate indulgenziali, ma oggi non si tratta di questo. Ci interessa invece che i cittadini che soffrono in galera, maschi e femmine comprese le mamme con bambini che hanno meno di tre anni, possano avere la speranza di uscire.
Si esprime una specie di prognosi negativa: si trasforma la presunzione di innocenza in presunzione di recidiva: è una visione pessimistica della vita. Io posso affermare, perché ho forse qualche anno più di altri, che non è vero che chi ha usufruito del condono esce e rientra dal carcere, va e viene come se si trattasse di un Grand Hotel: non è così! Ci sono delle persone che, recuperata la propria libertà, la mettono a capitale di una speranza di vita. Ci saranno anche quelli che sbaglieranno ancora e allora la legge prevede che scontino la doppia pena.
Per questo motivo non vi è, tra di noi, una differenza di valutazione che obbedisca a motivazioni di carattere politico o di carattere partitico. Si tratta di una scelta e questa scelta non è limitata ma ampia: l'eccezione ad una regola che si imporrà. Forse questo è un momento importante per tutti noi, colleghi e colleghe del Senato, per dismettere questa impostazione cuore contro cuore, cervello contro cervello, perché vi è la necessità di rimuovere le cause che rendono eccezionale oggi la nostra decisione, in modo che i processi siano più rapidi, i rapporti con la magistratura e con l'avvocatura siano più chiari e che si possa svolgere finalmente un grande discorso nuovo su come affrontare, eliminare, elidere i problemi difficili della giustizia.


Va bene: il tempo è passato ed è anche il momento che io dica che Forza Italia voterà convintamente a favore di questo provvedimento.
*senatore Forza Italia

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