Bionica e supersexy Per Dolce & Gabbana la donna è un manga

Argento, plastica per le borse e bagliori metallici: è il futuro di Fendi

Daniela Fedi

da Milano

Più bella di così, si muore. Sono infatti tante le donne che muoiono sotto i ferri del chirurgo plastico oppure stroncate da pillole dimagranti, anoressia e bulimia nel tentativo di rientrare nei nuovi canoni estetici: corpi efebici da ragazzo con seni da pin up. Per questo l'idea della «Surgery Couture» (letteralmente «moda chirurgica») lanciata ieri sulla passerella di Dolce & Gabbana, in teoria avrebbe una funzione salvifica. Basta indossare il nuovo body di raso strizzato in vita ma strategicamente imbottito d'ovatta dove serve (ci sono voluti 4 mesi di studio per mettere a punto il modello ormai coperto da brevetto e prossimamente venduto a circa 1000 euro) per ritrovarsi subito due taglie in più all'altezza del seno. «Compri l'abito e hai pure le tette nuove» chiosano i due stilisti spiegando poi che le misure ideali non sono più 90-60-90, ma prevedono 94 centimetri di fianchi, 58 di giro vita e 95 di petto. Una volta strizzata in questo magico indumento che bisogna sempre esibire essendo un piccolo capolavoro sartoriale, le innumerevoli clienti di Dolce & Gabbana la prossima estate dovrebbero sigillarsi in fulminanti abiti-bustier di PVC trasparente scolpiti più che tagliati addosso. Tutti i materiali con cui è stata costruita la collezione erano quanto di più sperimentale si possa immaginare: raso di seta plastificato effetto bagnato; chiffonn brinato, glassato e come incellofanato; il costosissimo Mikado dell'alta moda mischiato a plastica, vernice e piume per non parlare dei tessuti con le stesse laccature metallizzate delle Cadillac. Quanto ai modelli si passava dal bustier lungo all'abito-bondage, dalla corazza rigida che enfatizza le curve dei fianchi al mini tailleur ricamato. Le modelle - un esercito di russe altissime, bellissime e magrississime - camminavano issate su scarpe che più alte non si può con la lucente zeppa in qualche caso decorata da feroci spuntoni metallici utilissimi per sventare i tentativi di violenza carnale purtroppo in aumento a prescindere da come ci si veste, ma che con questa moda supersexy rischiano la crescita esponenziale. E perfino il trucco che faceva sembrare il volto delle ragazze come appena uscito dalla capsula d'ibernazione, rimandava l'immagine della donna-bionica esaltata nei fumetti Manga per altro citati negli spettacolari ricami degli abiti da sera. «Ci vorrà tempo per capire un messaggio così nuovo» diceva il pubblico in sala, mentre Kylie Minogue, da poco uscita dal calvario delle cure contro il tumore al seno, correva a complimentarsi con gli amici stilisti che registrano furiosi aumenti di fatturato: più 200 per cento solo con le collezioni uomo.
Modernissima e molto meno inquietante la collezione Fendi riassumeva con elegante maestria le tendenze di stagione: dall'abito a trapezio corto e con un vago sapore di anni Sessanta (qui l'effetto «Barbarella» era evitato da un meraviglioso gioco di pannelli) alle alternanze tra lucido e opaco tanto sugli abiti quanto sugli accessori, passando per un uso sartoriale di materiali tecnici come lattice, gomma, neoprene e vinile. Anche da Fendi come su tutte le passerelle di Milano i bagliori metallici dell'argento trasmettono un'idea di futuro. Ma nessun altro marchio al mondo può vantare la stessa capacità di giocare con il lusso. Basterebbero la borsa in plastica a bolli da imballaggio profilata di metallo ricoperto da pelli preziose oppure i ricami in cuoio, cristalli e gomma per far capire l'intento creativo. Molto carina anche la seconda collezione Pucci disegnata da Mattew Williamson, giovane stilista inglese privo del dono della simpatia, ma comunque capace di lavorare a un progetto d'innovazione nella tradizione dei meravigliosi stampati dello storico marchio fiorentino.

La vera sorpresa della giornata è arrivata comunque dalla bella sfilata di Krizia che ha avuto il buon senso di chiamare nel suo ufficio stile Marc Audibet, un uomo che sul vero chic ha una marcia in più. Un capo per tutti? Il semplice abito di chiffonn goffrato in vita con sopra una cappa in rafia. Per strizzare l'occhio agli anni Quaranta e all'Africa in un colpo solo.

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