Un enorme flusso informatico, in una manciata di minuti. Migliaia di nominativi, inviati nei computer della Prefettura il 15 dicembre scorso. Il «Click day», una corsa per ottenere l’autorizzazione ad assumere extracomunitari secondo i numeri e i criteri fissati dal decreto flussi del 2007. Una mole di dati che aveva mandato in tilt il sistema elettronico, tagliando fuori dalla «gara» molti stranieri che avevano fatto domanda di nulla osta. A distanza di quasi nove mesi, interviene il Tar.
Il Tribunale amministrativo, con un’ordinanza depositata il 27 agosto scorso dopo il ricorso presentato da un gruppo di datori di lavoro che si erano rivolti alla Cisl, ha infatti sospeso per un mese il rilascio dei permessi in attesa di chiarire eventuali errori avvenuti nel corso della procedura contestata.
Per i giudici, dunque, il ministero dell’Interno e la Prefettura dovranno chiarire «se si siano verificati degli errori al sistema informatico, con particolare riguardo alle domande contenenti i nomi dei cittadini» dello Sri Lanka. Nomi e cognomi troppo lunghi. Dati mai registrati che avevano «impallato» i computer dell’amministrazione, escludendo anche le candidature immediatamente successive a quelle responsabili del blocco. Quindi, nell’ordinanza che fissa la prossima udienza per il 21 ottobre, il Tar chiede di verificare «se tali errori hanno colpito soltanto le domande inoltrate dai soggetti abilitati all’invio cumulativo; quali siano stati i tempi di correzione dell’errore; se l’help desk, cui gli operatori affermano di essersi rivolti, ha suggerito uno o più metodi di risoluzione del problema rappresentato», concludendo che «dev’essere sospesa l’esecuzione degli atti impugnati, allo scopo di salvaguardare l’eventuale effetto utile della domanda cautelare, in caso di ipotetico accoglimento della stessa».
In altre parole: blocco temporaneo del rilascio dei nulla osta, fino a quando non sarà chiaro se gli «esclusi» dovranno rassegnarsi, o vedersi riammessi nella graduatoria. Ultima alternativa - la più complessa - è che l’intera procedura venga ripetuta.
Per Maurizio Bove, responsabile dell’Ufficio immigrazione della Cisl milanese, «i giudici hanno ritenuto del tutto plausibile che il sistema non abbia funzionato». Dunque, «fino a quando la vicenda non sarà chiarita, la Prefettura non potrà più dare nuove autorizzazioni alla regolarizzazione». «La Cisl - aggiunge Gilberto Mangone, della segreteria del sindacato di via Tadino - ritiene che questa vicenda costituisca un’ulteriore prova dell’irrazionalità del sistema delle quote com’è oggi strutturato, che danneggia non solo gli stranieri che aspirano a lavorare regolarmente in Italia ma anche i datori di lavoro, e sollecita nuovamente una rapida modifica della normativa in materia che estenda le possibilità di assunzione e superi l’illogica “roulette” che disciplina le procedure di regolarizzazione». Dello stesso avviso anche l’avvocato Alberto Guariso che, insieme alla collega Silvia Balestro, ha depositato il ricorso accolto dal tribunale.
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