È stato il primo interlocutore di Deschamps per mesi e non solo perché li unisce la comune provenienza d'Oltralpe. Si diceva costituissero un fronte comune, contrapposto all'accoppiata Secco-Bettega. Ieri, travolto anche lui da eventi forse inattesi almeno nei tempi, ha preso leggermente le distanze dal «suo» allenatore. Jean-Claude Blanc, amministratore delegato della Juve, parla un ottimo italiano ed esprime concetti chiari, non equivocabili: era alla ricerca di una «sintesi tra le varie posizioni interne alla società» - così si era espresso otto giorni fa, dopo che ad Arezzo la Juve aveva raggiunto matematicamente la serie A -, non l'ha evidentemente trovata e adesso gli tocca gestire un'altra crisi dopo quella dell'estate scorsa.
Blanc, cosa è successo venerdì sera?
«Nulla di particolare. Abbiamo cenato insieme alla squadra come facciamo sempre prima delle partite casalinghe: poi ci siamo messi a giocare a carte, ma non è successo nulla che potesse far pensare al precipitare della situazione».
Eppure si è diffusa la voce che Deschamps avrebbe presentato le dimissioni.
«A noi non ha comunicato nulla ufficialmente. Eravamo d'accordo che ci saremmo rivisti in tempi stretti per discutere ancora del futuro. Ci siamo visti in settimana, con lui come con alcuni giocatori, ma non si era trattato di incontri definitivi: cosa che a questo punto avverrà in tempi molto stretti. Va messo un punto fermo a questa situazione e iniziare a pensare davvero al futuro».
Quali sono i punti che separavano la società dal suo allenatore: visioni differenti su come affrontare il calcio mercato o il prolungamento del contratto?
«Di questo parleremo più avanti».
Possibile che una società come la Juve sia precipitata in una situazione in cui le lotte interne vengono così facilmente allo scoperto e determinano le dimissioni del suo allenatore?
«Non ci sono lotte interne. La società è una sola e la sua linea era ed è chiara a tutti, anche a Deschamps. Il nostro obiettivo è quello di tornare a vincere il prima possibile: ci sono però modi diversi di arrivarci e tocca alla società prendere la decisione finale. L'allenatore ha una visione delle cose che è gioco forza parziale, chi gestisce la società ne ha una più globale, dal momento che ha ben chiari tutti i parametri che contraddistinguono la vita dell'azienda».
A proposito di vita dell'azienda, aleggia il sospetto che dietro Secco e Bettega ci sia ancora Moggi: come commenta?
«Non esiste in alcun modo. Il signor Moggi fa parte del passato e non ha più alcun rapporto con la Juve: le frasi di Secco un paio di settimane fa erano in risposta a quanto scritto da alcuni giornali e si riferivano esclusivamente a rapporti personali, non professionali».
Già che ci siamo, e rimanendo in qualche modo a ciò che è già stato, prende sempre più piede l'ipotesi che Lippi possa tornare per la terza volta, magari come direttore tecnico e con l'accoppiata Ferrara-Pezzotti in panchina.
«Non è il momento per parlarne».
Se lo scenario è quello da lei tratteggiato, si sente personalmente deluso dal comportamento di Deschamps?
«Non voglio ancora tracciare un bilancio di quello che è stato. Di sicuro abbiamo vissuto una stagione molto difficile, stressante sotto tutti i punti di vista. La scorsa estate abbiamo salvato la Juventus e dimostrato di sapere prendere decisioni importanti: è la società che conta, non gli uomini. Per quanto riguarda i miei rapporti con Deschamps, voglio parlargli ancora una volta e chiarire definitivamente come stanno le cose. Se ognuno andrà per la propria strada, lo farà dopo avere lavorato per il bene della Juventus».
Il suo futuro non è quindi legato a quello del tecnico?
«Io resterò qui per i prossimi cinque anni: abbiamo appena approvato un piano di sviluppo pluriennale che ci permetterà di riportare la Juve ai massimi livelli. Sono fiducioso».
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