Dai, va là, Dovi, digita wikipedia punto it alla voce Rossi e alla tua, e dai, va là, controlla statistiche e risultati. Fanno settantanove - sette nove - contro una, cioè u-n-a. Nel senso di vittorie, nel senso di sola classe regina, Motogp e dintorni, senza estendere il computo ad altre categorie, senza tirare in ballo i mondiali vinti e fama e successo e annessi e connessi.
Dai Dovi, cioè Andrea Dovizioso, ammettilo, sul Vale ti è riscappata la sgasata in più, la frase scivolosa. In Argentina ora, come qualche settimana fa al Motorshow. È come se ti fosse venuta fuori una di quelle manovre esagerate che di solito in pista non fai, sempre attento a portare a casa risultato ed evitare guai. Hai più o meno detto e ribadito «non scherziamo, oggi, anche in sella ad una giapponese, Valentino Rossi non dominerebbe come faceva qualche anno fa». Dai Dovi, non è troppo?
Parole come pietre le tue, parole da pilota, voi piloti che siete razza a parte, razza dallego ipertrofico, razza adrenalinica, razza che cerca le vittorie, che vive per le vittorie, che esiste per stare davanti allaltro e che proprio per questo controlla, analizza, soppesa la stagione dei rivali. E allora, valutando questo, hai ragione, Valentino Rossi è reduce da un anno terrificante, zero soddisfazioni, zero successi, una cosa incredibile. Lhai controllato per benino questo suo anno. Per cui ci sta che ti sia venuta voglia di dire che nel 2012 «non lotterà per il mondiale» neppure avesse una Honda o una Yamaha, e di lasciar intendere che ha imboccato la fase calante della carriera; e ci sta però che con la prontezza che lo contraddistingue lui abbia ribattuto a mezzo twitter che «quando uno sportivo vince qualcosa dimportante esce il suo vero carattere... Il problema è che tu non hai vinto» ti ha risposto.
Dai Dovi, in effetti ha ragione.
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