Blitz contro i romeni, si cercano i colpevoli

Decine di persone fanno irruzione in un bar, lo devastano, pestano a sangue i clienti e poi incendiano il locale quando ancora non è ora di cena. Non ha l’aria del «delitto perfetto» il blitz di lunedì al Trullo contro il bar dei romeni, eppure le indagini proseguono con molte difficoltà. Il movente è troppo generico, ma è ritenuto ormai probabile anche dagli investigatori: l’«esasperazione di quartiere» contro i piccoli soprusi, le molestie e una certa arroganza della comunità dei romeni residenti nel quartiere sulla via Portuense. Poi, a complicare le indagini, c’è l’omertà degli abitanti, che in gran parte hanno fatto capire con chiarezza agli inquirenti di aver approvato l’assalto alla «Birreria dei portici» e di non voler collaborare alla cattura dei responsabili. Insomma, mentre ieri mattina i quattro romeni feriti nell’attacco hanno ricevuto la visita del sottosegretario alla Solidarietà sociale, Cristina De Luca (criticata per il gesto dal senatore leghista Ettore Pirovano), i carabinieri del Racis proseguono gli interrogatori e il lavoro di raccolta di indizi e informazioni per individuare i responsabili del raid. L’aggancio più promettente sembra quello dei tre ragazzi finiti in manette per aver sparato a tre romeni domenica sera al termine di un litigio. Gli investigatori ritengono infatti che proprio l’arresto dei tre abbia innescato l’attacco contro il ritrovo dei romeni il giorno dopo. E dunque gli autori della spedizione punitiva sarebbero in qualche maniera legati ai tre fermati.
Si sgonfia sempre più, quindi, l’ipotesi che dietro alla devastazione di lunedì vi sia un episodio di intolleranza razziale o un movente politico. La crescente insofferenza per l’atteggiamento dei romeni, che nessuno degli abitanti di quella zona del Trullo peraltro nega, dovrebbe aver acceso la miccia della violenza. Un conflitto che potrebbe, però, essere stato esacerbato da contrasti relativi alla gestione del territorio per alcuni business illegali, dallo spaccio di droga ai furti di appartamenti. A «fomentare» i giovani aggressori, poi, secondo alcune indicazioni, potrebbero essere stati due ex detenuti rientrati da poco nel quartiere grazie all’indulto. Si spera, inoltre, che possa dare qualche notizia utile all’indagine l’analisi scientifica sulle mazze utilizzate nel corso dell’assalto di via Monte delle Capre e abbandonate al momento della fuga.
Mentre le indagini proseguono, non si fermano le polemiche per il grave epidosio. Stamattina il prefetto Achille Serra riunirà - alla presenza del sindaco, Walter Veltroni - il Comitato Provinciale per l’ordine e la sicurezza. Sul tavolo certamente il ritorno delle forze dell’ordine al Trullo (entro sei o 10 mesi), sguarnito sia di stazioni dei carabinieri che di commissariati di polizia. Una decisione in tal senso era stata sollecitata già due giorni fa nel vertice in Campidoglio, ieri ha ribadito la richiesta il responsabile nazionale di Gioventù europea, Federico Rocca, individuando nella ex scuola «Baccelli» il luogo dove ospitare il presidio. Anche An stigmatizza «la negligenza delle istituzioni riguardo il problema dell’immigrazione clandestina e l’indifferenza dell'amministrazione nei confronti del degrado delle periferie», elementi che hanno «favorito il sorgere di una polveriera destinata a esplodere in eventi come quelli accaduti al Trullo», come spiegano Augusto e Fabrizio Santori, rispettivamente consiglieri del XV e del XVI Municipio.

Il Campidoglio, che per lunedì ha convocato un consiglio straordinario sulla sicurezza, però tenta di difendersi e respinge le accuse con l’assessore alla Sicurezza Jean Lèonard Touadi, ricordando che i comuni «hanno competenze limitate».

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