Blitz dei generali, no global fuori dalle Camere

da Roma

«Azioni condivise contro tutte le divise». Lo slogan antagonista che per due anni ha trovato eco e sponde parlamentari negli esponenti della sinistra più radicale non riecheggerà più in Parlamento. Nessun deputato comunista, nessun senatore verde, alzerà più la voce per sollecitare una commissione d’inchiesta sul G8, un ridimensionamento della base americana Dal Molin, un arretramento del contingente italiano in Afghanistan o una difesa d’ufficio dei centri sociali più molesti. Sugli scranni di Palazzo Madama e Montecitorio, al posto dei soliti speaker no global (Russo Spena, Migliore, Bulgarelli, Caruso, Mantovani, Farina, Mascia, Belillo, Cento, Palermi, Heidi Giuliani) siederanno numerosi rappresentanti militari e appartenenti alle forze dell’ordine decisi a puntare tutto sulla sicurezza. E sarà tutto un altro andazzo.
Ogni corpo ha lasciato correre suoi illustri esponenti. Per la polizia, due prefetti (Achille Serra in Toscana e Luigi De Sena in Calabria) sono stati eletti col Pd mentre il Pdl ha puntato con successo sul parigrado Raffaele Lauro, che l’ha spuntata in Campania. In Sardegna, con il centrodestra, ce l’ha fatta Filippo Saltamartini, che da neodeputato resterà alla guida del sindacato di poliziotti Sap, lo stesso da cui proviene Giovanni Paladini, senatore dell’Idv dopo i trascorsi politici nella Dc, nei Democratici dell’Asinello e nella Margherita. Non ce l’ha fatta, invece, Oronzo Cosi, storico leader del sindacato di polizia Siulp, bersagliato di critiche dagli iscritti anche per aver corso in Sicilia nell’Udc del candidato-condannato Totò Cuffaro. Agenti e ispettori si sono dati da fare pure a livello locale, in svariate circoscrizioni. Con il consigliere Alberto Morin (La Destra) nel collegio Veneto 1, con Vito Lo Priore, in Puglia, per il Movimento per le autonomie del Sud il cui segretario, Raffaele Lombardo, per far breccia tra le forze dell’ordine si è affidato al generale Antonio Pappalardo, storico rappresentante del Cocer carabinieri, senatore mancato in Sicilia, spedito a raccogliere voti (14mila) fino in Abruzzo. Pur non risultando eletti, all’Mpa hanno portato consensi importanti altri ufficiali e sottufficiali dell’Arma: dal colonnello Giuseppe Fausto Milillo, candidato al Senato in Campania, a due aspiranti consiglieri regionali siciliani: il capitano Ettore Minniti e l’appuntato-delegato Cocer, Alessandro Rumore.
Dirà presto la sua alla Camera il generale Roberto Speciale, l’ex comandante della guardia di finanza nemico giurato del ministro Visco: è stato eletto in Umbria ed avrà come collega di schieramento un altro ex comandante delle Fiamme Gialle: Luigi Ramponi, senatore con il Pdl in Veneto. Dall’urna sono usciti vincenti due noti ufficiali: il generale Mauro Del Vecchio (senato, Pd) - contraddistintosi in campagna elettorale per le gaffe sui militari gay e sulla necessità di istituire bordelli per le truppe all’estero - e il parà ferito in Somalia, Gianfranco Paglia, candidato in Campania con il Pdl. È rimasto invece al palo il generale degli alpini Silvio Mazzaroli, capolista dei senatori di Antonio Di Pietro in Friuli, così come il generale Andrea Fornasiero, in lista con l’Udc. Grazie al Pdl faranno le veci della Benemerita un ex maresciallo del Radiomobile-112 romano, Filippo Ascierto, responsabile della sicurezza di An (eletto in Veneto) e il colonnello in aspettativa Edmondo Cirielli (eletto nel collegio Campania 2). Niente da fare per il colonnello Francesco Azzaro, vicepresidente del Cocer carabinieri, immolatosi con La Destra nel Lazio.

Mentre attende il ballottaggio romano il battagliero appuntato Cocer dell’Arma Giuseppe La Fortuna, primo dei non eletti con il Pdl in quella corsa al Campidoglio che ha lasciato invece per strada sia il generale Franco Angioni, esponente Ds, già comandante del corpo di spedizione in Libano nel 1982, sia il generale dell’Esercito Antonino Torre, presente con la lista civica per Alemanno sindaco.
Ci sarebbe poi Di Pietro, in qualità di ex commissario di ps. Ma il suo nome c’azzecca con le toghe, non con le divise.

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