Blitz nelle baraccopoli: confronto all’americana tra la ragazza e 100 rom

Milano, irruzione nei campi di via Capo Rizzuto e sfilata di immigrati in questura per il riconoscimento. Pronti gli identikit. Caccia a collana e cellulare rubati alla giovane

Paola Fucilieri

da Milano

Interi campi rom rivoltati come calzini. Controlli iniziati ieri mattina all’alba tra le baracche, con oltre duecento poliziotti che cercano, frugano, perquisiscono e portano via zingari giovani e vecchi tartassandoli con raffiche di domande e intimidazioni non prive di fondamento. E, per finire, un paio d’identikit praticamente perfetti già pronti per esseri diffusi. Durante il blitz avvenuto ieri nell’insediamento nomade di via Capo Rizzuto, infatti, sono stati selezionati per età e portati alla caserma «Masarin» un centinaio di immigrati, naturalmente tutti uomini. La ragazza diciannovenne, vittima dello stupro avvenuto nelle campagne di Pero nella notte tra venerdì e sabato, è così stata sottoposta per tutto il pomeriggio di ieri, a un vero e proprio «confronto all’americana» con i suoi ipotetici violentatori. Un vis à vis che, purtroppo, non ha dato esiti di alcun genere. Ma che è stato comunque, come sottolinea con intelligenza il questore Paolo Scarpis anche quando è parco di commenti «un modo per creare movimento».
Il concetto è chiaro: in un momento come questo, quando le indagini sono intense e, come dicono quelli che ci lavorano «a tutto campo», è inutile far tante dichiarazioni o perdersi in bla-bla e proclami di scontate vittorie. Può servire, invece, far leva sulle comunità «regolari», sul loro desiderio di stare tranquille e di non veder minacciato il sereno tran tran delle loro giornate per colpa di un trio di giovani delinquenti che se ne vanno in giro a terrorizzare le coppiette e a stuprare le ragazze milanesi. Balordi che, prima o poi - per sfinimento o per forza - qualcuno tra i rom non vedrà l’ora di far isolare dietro le sbarre di una cella.
Il blitz della polizia scattato ieri mattina alle 4.30 nello stanziamento rom di via Capo Rizzuto, infatti, era mirato all'individuazione dei responsabili dell'aggressione e dello stupro ai fidanzatini milanesi appartatisi a Pero (l’area, peraltro, è a due passi dal campo in questione, ndr). Ma non c’è dubbio che sia stata anche e soprattutto un’azione di disturbo in piena regola. Alla quale hanno partecipato un elicottero (per individuare dall'alto persone in fuga dal campo) gli uomini dell'ufficio sanitario della polizia, dell'ufficio immigrazione e della polizia scientifica.
Alla fine, alla caserma «Masarin» sono finiti solo i cento giovani uomini che, per età, potevano essere riconosciuti dalla vittima dello stupro. Tuttavia sono stati un’enormità i nomadi - pacifici, senza precedenti e in regola con il permesso di soggiorno - costretti a mettersi in fila, a farsi controllare e a esibire i documenti come accade durante una retata di balordi qualunque. Rom «storici» come li ha definiti Scarpis. Gente che non vuole problemi se non ha fatto nulla per andarseli a cercare.
Oltre ai controlli personali e dei documenti, gli agenti hanno proceduto alle perquisizioni: secondo il racconto della ragazza e del giovane che quella sera era con lui nella Renault Clio presa di mira dagli autori dello stupro, gli aggressori hanno portato via una catenina di lei e un telefono cellulare.


Il campo, che secondo le stime del Comune, ospita abitualmente circa 600 nomadi di diverse etnie nei pressi della tangenziale, ieri mattina sembra fosse però, in qualche modo, preparato all'irruzione. In una delle «isole» in cui il campo è diviso (dove ci sono 50 baracche) c'erano solo tre persone: gli altri se n’erano già andati.

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