Blitz a Quarto Oggiaro, insulti contro gli agenti

L’intervento dei poliziotti appena una settimana dopo l’operazione dei carabinieri contro il clan Jerinò

La gente dai balconi che lancia insulti e oggetti contro la polizia che effettua arresti a Quarto Oggiaro. Come avrebbe reagito il «suo» ispettore Michele Ferraro?
«Avrebbe concluso gli arresti con la morte nel cuore, vergognandosi di una simile reazione visto che, come me, è nato e cresciuto nel quartiere. Poi avrebbe anche ricevuto qualche telefonata dai vecchi amici “dall’altra parte della barricata” che l’avrebbero rimproverato per aver preso dei poveri diavoli» sorride Gianni Biondillo, architetto di 41 anni «prestato» alla letteratura «noir». Proprio ieri ha presentato il suo terzo giallo ambientato a Quarto Oggiaro dove appunto vive e lavora l’ispettore Ferraro. Dopo Per cosa si uccide (2004) e Con la morte nel cuore (2005) con Il giovane sbirro Biondillo ripercorre l’adolescenza del futuro poliziotto.
Quarto Oggiaro come Scampia?
«Forse fino a metà degli ’90, quando imperavano i clan Arena e Tatone, sgominati dopo una maxi operazione condotta con decine di uomini, blindati ed elicotteri. Adesso rimane un quartiere difficile, ma lo spessore dei malavitosi si è decisamente assottigliato. A proposito chi hanno preso?».
Sebastiano Tamburiello, 55 anni, e Domenico Di Giovine, 34 anni, detto «Mimmo lo zoppo».
«Mimmo lo zoppo? Non ci posso credere, tra i miei personaggi c’è un “Mimmo o’ animale” e un “Gigi lo zoppo”. Davvero la fantasia non riesce a coprire tutta la realtà. E dove abitavano?».
Tamburiello a via Capuana...
«Va bene...»
E Mimmo lo Zoppo tra via Campo dei Fiori e piazza Prealpi
«Che non è già più Quarto. E cosa gli hanno trovato in casa?».
Circa 235 grammi di cocaina e 10mila euro in contanti.
«Vede? Le grandi strategie criminali ormai si fanno altrove».
Però comunque nel quartiere c’è stata una piccola rivolta.
«Direi un gesto simbolico. In questi casi la famiglia degli arrestati deve lanciare dei messaggi: non l’abbiamo “venduto” noi e gli staremo sempre a fianco. Insomma più teatralità che reale intenzione di impedire l’arresto. La stragrande maggioranza degli abitanti poi avrà tirato un sospiro di sollievo».
Quindi quella di Quarto Oggiaro è una «fama» usurpata?
«In parte si. Stiamo parlando infatti di un quartiere operaio, un po’ invecchiato, dove la maggior parte dei residenti è ormai in pensione. E i pezzi da Novanta sono da tempo scomparsi. Non immaginatevi scene da Chicago anni ’20: non si spara per strada, non si corre il rischio di essere assaliti, rapinati o stuprati.

Anche perché i balordi, a parte gli elementi marginali, tendono a commettere reati altrove. Personalmente, non so se avrei più paura che mia figlia girasse di notte per corso Como, con tutta quella cocaina e quella voglia di trasgressione, piuttosto che in via Campo dei Fiori, sotto casa di “Mimmo lo zoppo”».

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