Blocchi sospesi, Alitalia torna a volare «Ma solo il piano Cimoli può salvarla»

da Milano

Normalità «vigilata». «Tregua armata». Sono le espressioni più usate ieri per indicare la pace provvisoria di cui sta godendo l’Alitalia. Ieri mattina, dopo le ultime assemblee sindacali, sono stati tolti gli ultimi blocchi a Fiumicino e le attività sono tornate sostanzialmente alla normalità. L’azienda ieri sera ha comunicato di aver garantito l’80% dei collegamenti e che la normalità piena sarà raggiunta in 36 ore: alla coda di protesta si è aggiunta la variabile imprevedibile del maltempo.
Ma le attese sono ormai tutte puntate alla serata di mercoledì prossimo, quando a Palazzo Chigi si incontreranno, alla presenza del governo, azienda e sindacati. Solo allora potrà - secondo gli auspici - essere ottenuta un’intesa, quanto mai necessaria, sul piano industriale e sullo scorporo delle attività di terra.
Intanto si sta sempre più definendo un elemento del massimo rilievo. E cioè che il governo sta facendo quadrato, in maniera forte ed evidente, intorno al numero uno di Alitalia, Giancarlo Cimoli, sostenendo il valore del piano industriale da questi messo a punto e avviato. Ieri si è espresso chiaramente in questo senso anche il «grande assente» all’incontro dell’altro ieri, il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, che è anche il principale azionista dell’ex compagnia di bandiera. Alitalia è una «buona società con buone potenzialità» ha detto, e il piano Cimoli è «l'unico modo per salvarla». Un giudizio netto, perfettamente in linea con quelli già espressi dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, e da colleghi di altri dicasteri, a cominciare dal titolare del Lavoro, Roberto Maroni. «In occasione dell'aumento di capitale i mercati hanno messo 1 miliardo di euro sulla base di un piano industriale che è stato sponsorizzato dal governo e approvato dalla Ue. Quel piano - ha continuato - va realizzato per non far chiudere l'Alitalia». Tremonti ha anche auspicato che i problemi sindacali «giungano a soluzione» ma ha stigmatizzato il comportamento di quanti sottovalutano gli impegni che derivano dalla ricapitalizzazione. «Quel capitale è stato dato dai mercati per realizzare quel piano, che deve essere fatto».
Quanto al fronte sindacale, va registrato l’incontro, avvenuto ieri sera a Palazzo Chigi, tra una rappresentanza del governo e il Sult. Quest’ultimo è il sindacato che nel 2004 non ha sottoscritto gli accordi con l’azienda, che da questa è stato escluso dai tavoli di confronto, e che negli ultimi mesi, forte della sua rappresentatività specie tra il personale di volo, è stato il più acceso nel cavalcare la protesta. Ora, «scavalcato» dai sindacati confederali, sembra orientato a rientrare in gioco; e la sua posizione «garantista» espressa nei giorni scorsi si può interpretare come un contributo alla pace sindacale.
L’obiettivo dell’incontro del 1º febbraio è proprio questo: ridare e riottenere fiducia dai lavoratori per permettere a Cimoli di procedere nella sua opera di risanamento, come disegnata nel piano industriale, al quale - per dirla col ministro-azionista - non c’è alternativa.

Il «nodo» Az Servizi, la società ormai deconsolidata nella quale sono confluite le attività di terra, dovrà essere chiarito nella maniera più convincente; considerando soprattutto due cose: che i passaggi societari determinanti sono già avvenuti e che gli 8.600 lavoratori sono stati trasferiti non a una «matrigna», ma sotto il cappello di una società - Fintecna - interamente controllata dal Tesoro.

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