Egregio Paolo Granzotto, a proposito di Grillo leggo continui riferimenti a un «blog». Lignoranza è brutta, ma io confesso di non sapere a cosa ci si riferisce. Ho capito vagamente che è qualcosa inerente a Internet, anche questo un mezzo mistero per me, ma non riesco a figurarmi come. Il fatto è che mi mancano le basi: avendo superato la settantina appartengo a una generazione cresciuta a penna, pennino, calamaio, carta e libri e di computer non so nulla. Il mio aggiornamento tecnologico si è fermato al fax e già mi sembra una cosa da fantascienza. Mi può dare un aiutino? Il blog è una cosa così importante come mi pare di capire?
Blog, crampo linguistico di «web-log» (traccia sulla rete), è un luogo o sito internettiano dove il titolare riversa notizie, informazioni, opinioni e riflessioni che vengono poi riprese, commentate, arricchite, approvate o criticate da chiunque abbia la vanità o linteresse a farlo. Il primo blog fece la sua comparsa negli Stati Uniti nel 1997. In Italia spuntarono tra il 2001 e il 2002. Si calcola che in rete siano attivi circa 70 milioni di blog (che insieme costituiscono la «blogosfera»). Farsi un blog non è difficile e nemmeno caro. Gestirlo ed aggiornarlo lo saprebbe fare (se già non lo fa) anche un bambino. Hanno i propri blog giornalisti, politici, comici, scrittori, hobbisti e perditempo in genere. Abitualmente il blog è tematico, ha cioè un thread, ovvero un filo conduttore. Ma vi sono blog personali, umorali, politici, di attualità. Blog fotografici e perfino «urban blog». Il blog ha un suo gergo: ad esempio, lo scritto destinato al blog è detto «post», ciò che ha dato origine ad un invadente neologismo, «postare».
I blog appartengono alla famiglia - molto sovrastimata - della informazione globale (mentre non cè niente di più domestico e gruppettaro). Investiti dalla mitizzazione di Internet godono fama, fra i pirla, di essere lo specchio della verità e della correttezza nellinformazione. E di rappresentare al meglio la pubblica opinione e i suoi umori. Vero niente. Un blogger può infatti sparare tutte le bischerate che vuole, diffondere leggende metropolitane o dilettarsi nella così detta controinformazione (il cui assunto è che linformazione extra-blog è una somma di menzogne e di gaglioffate) senza colpo ferire. Il fatto di avere un blog o di «postare» su un blog non ti fa migliore, più colto, più perspicace o più sincero. Come diceva Fanfani, chi nasce bischero, bischero rimane (anche, se non soprattutto, nella blogosfera). Per bloggare sono necessarie due cose: la prima, sapere che un certo blog esiste (e questa è unaltra smentita della sedicente «globalità» della blogosfera). Uno non può mettersi a spulciare 70 milioni di blog per scegliersene tre o quattro ai quali inviare i propri «post». La seconda, avere tanto, ma tanto tempo a disposizione e coltivare il gusto del - voglia perdonarmi se uso questo termine, ma altri che siano altrettanto pertinenti non mi vengono - cazzeggio. Naturalmente non tutti i blog sono palestre di quella popolare attività: ce ne sono di molto seri e affidabili.
Paolo Granzotto
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