Il bluff dei test antidroga

Livia Turco, ministro della Salute, ha perso la trebisonda. Un giorno vuol aumentare da 500 milligrammi a un grammo la quantità massima di canapa indiana consentita «per uso personale» e il giorno dopo decide che debbano essere sottoposti a test antidroga obbligatorio i lavoratori di categorie a rischio dediti a tale uso, in modo da impedire che nuocciano al prossimo. Non si farebbe prima a proibire tutte le droghe e in qualsiasi quantità, punto e basta? Comunque, a parte la palese incoerenza, meglio tardi che mai (anche se quella che la Turco sbandiera come una sua iniziativa è in realtà una norma risalente a una decina d’anni fa e mai applicata a causa di un veto sindacale che impedì l’emanazione del regolamento attuativo).
Il giro di vite è conseguente alla tragedia di Vercelli, dove morirono due bambini su un bus guidato da un autista che aveva fumato uno spinello. Entro breve tempo, secondo quanto anticipato dai giornali, i Sert (Servizi tossicodipendenze) avranno l’obbligo di controllare periodicamente piloti, macchinisti, tassisti, autisti, conducenti di metropolitane, controllori di volo, fabbricanti di fuochi d’artificio e produttori d’esplosivi. Nella bozza d’intesa fra Stato e Regioni sono previste speciali cautele anche per il personale delle forze armate e di polizia, nonché per i vigili del fuoco e il personale marittimo.
E gli altri? Dalle mie parti si sta raccogliendo il grano. L’altra sera su una stradina di campagna, dove già stentano a passare due veicoli affiancati, mi sono trovato di fronte una mietitrebbia che era alta tre volte la mia auto e avanzava minacciosa, a una velocità mai vista prima, occupando l’intera carreggiata. Lo faranno il controllo antidroga al giovane contadino che se ne stava beatamente assiso lassù, a quattro metri da terra? Che ne sa, Livia Turco, se al mattino sale in cabina lui, magari reduce da una nottata di bagordi in discoteca, oppure il padre pensionato? Mi sono informato: questi mostri arrivano a pesare 25 tonnellate. Ve l’immaginate che cosa accadrebbe se il conducente si fumasse uno spinello mezz’ora prima di mettersi al volante? Una casa, può buttar giù.
E ai chirurghi che entrano in sala operatoria lo faranno il test? E agli anestesisti? E agli infermieri che riescono a sbagliare le flebo anche da sobri? E ai farmacisti chiamati a interpretare i geroglifici dei medici sulle ricette o a misurare col bilancino i preparati galenici? Forse che le maestre degli asili nido e le baby-sitter hanno responsabilità minori?
Personalmente dal barbiere non mi faccio scolpire a rasoio neppure i capelli, ma che garanzie vogliamo dare, circa gli eventuali tremori della mano, agli ottimisti che porgono fiduciosi il collo a figaro ogni mattina? Chi vigilerà su agopunturisti e praticoni dediti a tatuaggi e piercing? E sui tosacani? Categoria fra le più esposte. Oppure al ministero si sono dimenticati di ciò che riuscì a combinare negli Anni 80 il romano Pietro De Negri, detto Er Canaro, sotto gli effetti della cocaina?
Basta un bullone allentato per trasformare le montagne russe o il calcinculo in una fabbrica di morti: saranno previsti i giostrai nella bozza messa a punto dalla Turco? Già che c’è, signor ministro, aggiunga i magistrati, in particolare i giudici, dalla cui lucidità al momento della sentenza dipendono molti destini.
Non riesco davvero a immaginare quale attività umana non sia potenzialmente pericolosa se esercitata senza il pieno possesso delle facoltà mentali che le droghe, tutte le droghe, inesorabilmente ottundono. Sottoporre a test i piloti ma non gli assistenti di volo che chiudono i portelloni? Esonerare i baristi, che già adesso riescono talvolta a versarti nel bicchiere varechina al posto di acqua minerale? La sicurezza collettiva di interi centri abitati non dipende forse da conduttori di raffinerie, di caldaie a vapore, di forni per acciaierie e vetrerie, classificate fra le industrie più pericolose? Un elettricista un po’ fumato che sbagliasse a collegare due fili quali guai potrebbe provocare? E il guardiano incaricato di regolare i livelli di una diga?
La verità è che non esiste una soglia oltre la quale la droga fa male o una categoria sociale esonerata dall’obbligo dell’autocontrollo, così come non esistono droghe leggere e droghe pesanti. Esiste la droga. Che fa male sempre e va vietata sempre. A tutti. Provate infatti a domandare a un antiproibizionista quali sostanze stupefacenti si dovrebbero a suo giudizio legalizzare. Chiedetegli anche se debbano essere stabiliti dei quantitativi massimi d’assunzione quotidiana. Nell’uno come nell’altro caso non saprà darvi una risposta razionale. Ovvio: ammettere un limite di legge vorrebbe dire reintrodurre il mercato e il consumo clandestino contro cui egli dice di battersi.

Ma non ammetterlo significherebbe accettare che una mattina sua figlia possa salire su uno scuolabus guidato dal conducente sbagliato.
Sventurato chi crede che a proteggere la vita dei nostri figli bastino gli estemporanei rimedi del ministro Turco.
Stefano Lorenzetto
stefano.lorenzetto@ilgiornale.it

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