I colori sono molto accesi, falsi. Le sfumature - quando ci sono - tradiscono la loro origine digitale, computerizzata: insomma, unintera umanità in HD, high definition, più vera del vero, quasi pornografica.
I personaggi ritratti, oltretutto, sono quanto di più «pop» si possa immaginare: da Brad Pitt a Wynona Ryder (la brava e dolente attrice cleptomane, nella miglior tradizione losangelina), da Johnny Depp in pelliccia e mascara alla Principessa di Monaco, da Salma Hayek (la ragazza Campari recente moglie del miliardario-sponsor Pinault) a Isabella Rossellini, compagna per qualche anno di David Lynch, e questultimo dettaglio la dice lunga su tutto, poiché la mostra di Robert «Bob» Wilson che si apre domani a Palazzo Reale riprende dal cinema di David Lynch proprio il peculiare clima sintetico e sonoro, ossessivo e ipnotico, tangente il mistero, con in più, ovviamente, uno tocco che appartiene solo a Wilson, ormai tra i più famosi artisti degli ultimi trentanni, nel teatro, nella musica, nellarchitettura come nel design.
La mostra «Voom Portraits» - che oggi lassessore alla cultura Finazzer Flory presenterà alle 12 in sala Otto Colonne al Palazzo Reale e che rimarrà aperta fino al 4 ottobre (lunedì 14.30-19.30, il resto della settimana dalle 9.30 alle 19.30, il giovedì fino alle 22.30) - consiste in una serie di videoritratti di personaggi dello star system, ma anche di persone comuni o animali. Lidea era già stata di Andy Warhol, ma Bob Wilson, forte della sua esperienza lavorativa di due anni presso la Voom HD Networks, azienda di ricerche avanzate nella televisione digitale, lha rielaborata appoggiandosi a tecniche di avanguardia.
I protagonisti stanno davanti alla videocamera, allinizio limmagine è statica, ma poi ecco che un gesto - a volte così lento da essere quasi impercettibile, per esempio un battito di ciglia - ci informa che siamo davanti non a una fotografia ma a un video vero e proprio. Gli schermi digitali su cui sono «pubblicati» i Voom Portraits aumentano questo effetto straniante, e ancora di più lo aumenta il fatto che i video sono continuamente riproposti in loop, grazie alla tecnologia di Mediacontech, collaboratore per questa mostra insieme a Palazzo Reale, Change Performing Arts, VOOM HD e CRT Artificio. «Si tratta di una forma darte, ha detto Finazzer Flory, che va al di là del tempo e dello spazio, e nella quale Milano crede fortemente. Per questo il Comune offrirà palazzo Dugnani come sede della video-art».
Dopo New York, Mosca, Miami e San Paolo, i «Voom Portraits» in arrivo a Milano - accompagnati dalle critiche didascaliche di Achille Bonito Oliva - sono dunque unottima occasione per fare il punto sulla videoarte, ma anche per immergerci in quella estiva freddezza azzurra del digitale che a volte ci ricorda i versi di un musical di Tom Waits a cui lo stesso Bob Wilson ha collaborato: «Amo il modo / in cui brandelli di nuvole / vagano nel cielo trasportati dal vento / Mentre lestate se ne va / e mi lascia con una lacrima negli occhi...».
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