Da Bobbio al varo della legge sulla fecondazione

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da Milano

L’ispiratore della legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita non è un teologo cattolico, ma un filosofo laico: Norberto Bobbio. È la tesi del libro In difesa della vita. Legge 40, fecondazione assistita e mass media, scritto da Antonio Socci e Carlo Casini (Piemme, pp. 151; 8,50 euro).
Il volume si apre proprio con una citazione di Bobbio («Mi stupisco che i laici lascino ai cattolici il privilegio e l’onore di affermare che non si deve uccidere») e con una di Gandhi, riferimento dei radicali promotori del referendum: «Detesto l’imperdonabile strage della vita innocente in nome della scienza e della cosiddetta umanità, e ritengo che non abbiano nessuna importanza tutte le scoperte scientifiche macchiate di sangue innocente».
Socci, giornalista e scrittore, ripercorre il cammino intellettuale di Bobbio sul tema dell’aborto (con la contestazione degli slogan femministi) e lo attualizza nel dibattito sulla fecondazione assistita.
La prima parte del libro è dedicata alla confutazione del «pensiero unico dei giornali» in tema di bioetica: «L’ideologia sembra aver preso il sopravvento sulla corretta informazione (...) Tutti i maggiori quotidiani hanno sposato ufficialmente e unanimemente la causa dei referendum radicalcomunisti (...)».
La parte centrale è rappresentata da una conversazione tra Socci e Carlo Casini, magistrato ed ex eurodeputato, presidente del Movimento per la vita, oltre che promotore del comitato «Scienza & vita» per l’astensione al referendum. Il colloquio spazia dai temi medici agli interrogativi etici che la questione agita. Dal desiderio di maternità alle terapie possibili contro la sterilità. Dalla natura genetica dell’embrione al complesso di norme, italiane e internazionali, che ne regolano lo status giuridico.

Infine c’è un’analisi dettagliata della legge 40 oggetto di referendum, che per Casini ha anche aspetti negativi (per esempio l’ammissione alla fecondazione assistita di coppie non sposate). Infine la motivazione della campagna per l’astensione, a cui aderiscono i due autori, definita «una scelta intelligente, legittima, nobile e doverosa».

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