Bobo Craxi: «Luce sinistra sugli anni Novanta»

RomaAntonio Di Pietro mette le mani avanti e denuncia a gran voce il «falso dossier», un «bidone» pieno di «veleni», che circolerebbe su di lui. La cosa singolare è che, se l’ex pm si aspettava che qualcuno nel centrosinistra (di cui fa parte) raccogliesse il suo grido d’allarme e difendesse il suo onore, si è sbagliato di grosso. Tutti zitti e muti come pesci nel Pd, mentre Di Pietro grida ai quattro venti del complotto ai suoi danni. Quasi come se, sotto sotto, un bel siluro contro il gran moralista, e scomodo alleato, non fosse poi così sgradito al partito di Bersani. Quindi neanche una parolina di solidarietà. Che, paradossalmente, gli arriva invece dal centrodestra.
«Non conosco la vicenda, però io resto sempre un garantista e lo sono anche con Antonio Di Pietro», dice il capogruppo alla Camera del Pdl, Fabrizio Cicchitto. Che aggiunge: «Vorrei lo stesso comportamento anche dall’altra parte, dopo che hanno passato nove mesi ad infangare Berlusconi».
Lo stesso concetto («Siamo e restiamo garantisti», persino con Di Pietro) lo ripete anche il portavoce del Pdl, Daniele Capezzone. Che però chiosa: «La vicenda che oggi lo stesso Di Pietro si affretta a rendere pubblica, nel tentativo di smorzarne l’eco, conferma un dubbio. Cosa sarebbe accaduto in passato, in occasione dei suoi precedenti “guai”, se a indagare su di lui fosse stato un pm alla Di Pietro? E cosa accadrebbe oggi se, su questa indiscrezione, gli avversari applicassero contro di lui il suo metodo del sospetto e dell’aggressione sistematica?». Nessuna risposta dall’Italia dei Valori. In compenso, a dare manforte a Tonino, spunta il suo antagonista interno, l’ex magistrato Luigi De Magistris, che annuncia tonante: «L’Idv non si farà intimidire dallo squadrismo di un regime corrotto ed intriso di mafiosità». E promette: «Faremo resistenza contro le violenze morali della propaganda di regime che si avvale anche di pezzi deviati delle istituzioni».
Da Hammamet parla invece il figlio di una delle vittime più illustri dell’ex pm, Bobo Craxi: «Se quelle cose fossero vere, il complotto apparirebbe oggi una tesi meno fantasiosa e getterebbe una luce sinistra su Tangentopoli», dice l’ex sottosegretario del governo Prodi.

«Senza nulla togliere alla leggerezza dei partiti della Prima Repubblica sul finanziamento illecito - aggiunge - diventerebbe credibile che, dopo la caduta del Muro di Berlino, ci fossero interessi stranieri e pezzi di apparato dello Stato interessati a destabilizzare la politica italiana e a cambiarne il quadro».

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