Ruberà pure come la destra, ma è meglio girare alla larga dalla sinistra. Le querele, quelle di color rosso, fanno paura persino a lui. E allora Giorgio Bocca dall’alto dei suoi 91 anni appena compiuti confessa la propria debolezza: «Un tempo mi sarei lanciato nella discussione: stavolta non l’ho fatto anche con un senso di paura ». Il coraggio, si sa, è merce rara, come del resto la sincerità. Figurarsi fra i giornalisti. L’ideale è veder procedere le due virtù a braccetto, ma dovendo scegliere Bocca opta per la seconda. Curioso, lui che era stato esempio di ardimento per tutta una vita. Lui che era stato comandante partigiano a vent’anni, combattente impavido nelle formazioni di Giustizia e Libertà, e poi aveva denunciato i guasti dell’Italia sulla via del boom già negli anni Cinquanta e aveva attaccato incessantemente i potenti di turno, assumendo sempre posizioni scomode. Ma sì, Bocca è un’icona per chi crede nell’informazione con la I maiuscola, un campione della libertà, e ha sempre esibito, anche con orgoglio, un tratto intransigente, da duro e puro, scontroso pure nel carattere. Dai tempi delle memorabili inchieste per il Giorno fino a Tangentopoli e ai delitti di mafia.
Ora però L’Antitaliano, dal nome di una graffiante e celebre rubrica ospitata dall’ Espresso , si è stancato. L’alchimia di una volta non c’è più. Scoppia la Tangentopoli rossa, finisce sotto accusa il sistema di potere che faceva capo a Filippo Penati, alto dirigente del Pd,e lui non preme l’acceleratore ma improvvisamente frena. Per carità: l’analisi è lucida e insieme impietosa. All’intervistatore del Fatto Quotidiano che gli domanda se esistano «analogie fra il Pd e i tempi d’oro del Psi pigliatutto», Bocca replica asciutto: «Macché analogie,vedo un’assoluta identità. Craxi diceva: i mariuoli ci sono ma i soldi servono ai partiti.L’unica cosa che si capisce da questa vicenda è che la sinistra è la stessa cosa della destra, quanto a onestà ».
E ancora più tranchant, maneggiando la penna come una scimitarra: «Rubano tutti. Tutti i politici hanno lo stesso interesse: avere il potere e fare soldi. La via è comune ». Eppure stavolta Bocca è rimasto in silenzio. Come mai? Uno come lui è abituato da una vita ad aggredire il bubbone. Invece questa volta si tiene rigorosamente lontano dall’infezione. «Oggi - è la sua premessa- è impossibile dire a un politico che ha rubato “hai rubato”. Ma allora- si chiede indignato il vegliardo della stampa italiana cos’è questo giro di affari, soldi, tangenti?». Siamo al punto dolente: il Fatto gli ricorda che «Bersani, all’alba della vicenda Penati, minacciò querele a destra e a manca ». Lui, serafico, conferma: «È vero, infatti mi sono ben guardato dallo scrivere articoli sull’argomento. Le querele volano e i giornali nemmeno ti sostengono. Un tempo mi sarei lanciato nella discussione, stavolta non l’ho fatto anche con un senso di paura».
Più candido di così. Il coraggio che aveva trovato per puntare il dito contro le malefatte dei potenti in tutte le direzioni si è improvvisamente squagliato. Non resta che apprezzare l’onestà.
Peccato: ancora una volta i migliori cervelli s’incartano,per una ragione o per l’altra,quando devono fare le pulci ai compagni. Chissà perché, è più facile prendersela con gli altri. E, naturalmente, con Berlusconi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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