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Bocchino attacca Verdini con carte secretate Il partito: «È terrorismo»

RomaCarte riservate, brogliacci con valanghe di intercettazioni che dovrebbero essere segrete, presumibilmente finite sulla scrivania di Italo Bocchino. E poi utilizzate come arma letale nei confronti dell’avversario politico. «Verdini sarà costretto a dimettersi - dice sicuro il finianissimo ex vicepresidente vicario del Pdl -.Sarà quello che verrà fuori che lo porterà a dimettersi». Che ne sa? Perché ne è così sicuro? Lo spiega una riga dopo: «Noi abbiamo visto finora solo una parte delle intercettazioni, quella relativa alle responsabilità addebitate agli altri indagati. Ma quando emergeranno le intercettazioni che hanno portato a indagare lo stesso Verdini è difficile che riesca a resistere». Una bomba.
Che cosa ha potuto leggere l’onorevole Bocchino e soprattutto perché? Bocchino sembra non parlare dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere, l’unica depositata e quindi «pubblica» che ha portato all’arresto dell’imprenditore sardo Flavio Carboni, ma di ben altro. Quali altre carte ha potuto visionare Bocchino del malloppo relativo alla cosiddetta inchiesta sulla P3? Nel file di 50 pagine firmato dal gip Giovanni De Donato su richiesta del pm Rodolfo Sabelli non ci sono i contenuti delle intercettazioni che riguardano Verdini. È ragionevole pensare che Bocchino faccia riferimento, quindi, ad altre seimila pagine top secret, molte delle quali contengono le sbobinature delle telefonate intercettate dai carabinieri. Ha forse, Bocchino, un canale privilegiato con la procura? Quelle carte sono già chiuse in un cassetto di una qualche redazione?
Sta di fatto che il messaggio tutto politico lanciato dal proconsole di Fini provoca l’immediata bufera proprio contro Bocchino. Partono Cicchitto e Bondi con una nota congiunta: «La dichiarazione dell’onorevole Bocchino di essere a conoscenza dei verbali di intercettazioni riguardanti indagini giudiziarie in corso, che secondo lui saranno pubblicate a breve sui mezzi di comunicazione, secondo il mal costume in voga nel nostro Paese, è di una gravità inaudita. A questo punto Bocchino ha l’obbligo di riferire come sia giunto in possesso di tali verbali, in che modo e attraverso quali canali. Questa vicenda dimostra a quale livello di degrado e di spregiudicatezza giungano alcuni esponenti politici». «Gli allusivi avvertimenti recapitati a Verdini inaugurano il passaggio dall’uso politico all’uso terroristico della giustizia», ragiona invece il pidiellino Giorgio Stracquadanio.
Messo in croce, Bocchino cerca di correre ai ripari non prima di aver chiesto, a quanto apprende l’agenzia di stampa Asca, le dimissioni anche del sottosegretario all’Economia Nicola Cosentino: «Gli amici Bondi e Cicchitto possono star tranquilli che non c’è alcun complotto in giro, né misteri. Mi riferivo semplicemente all’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Carboni e soci, documento in possesso di tutte le redazioni dei giornali - spiega -. A pagina 50 si parla di un’informativa dei carabinieri di duemila pagine con allegate altre 4000 pagine di atti e documenti, gran parte intercettazioni. Sempre a pagina 50 c’è scritto che il pm, allo stato, ha formalizzato richieste solo per il reato associativo e non per i delitti-fine quali corruzione, abuso d’ufficio e altro, chiarendo a pagina 4 di aver utilizzato soltanto le telefonate con parlamentari necessarie a sostenere la misura nei confronti degli altri indagati».
Insomma, soltanto «opportunità politica» di scaricare Verdini. D’altronde il sentimento dei finiani è quello di essere in presenza di un nuovo caso Scajola.

Ecco perché hanno subito chiesto la testa di tutti i triumviri, facendo così rotolare anche quella del troppo berlusconiano La Russa, e la creazione di un coordinatore unico. L’obiettivo? Imporre un loro vice, si fa già il nome di Silvano Moffa, e avere così la legittimazione ufficiale della minoranza.

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