È stata accolta con un silenzio di gelo e qualche imbarazzato applauso la relazione del «neorottamatore» Stefano Boeri, che ieri al direttivo provinciale del Pd ha lanciato il suo aut aut: «O il Pd si rigenera con una concezione territoriale della politica azzerando il passato o piuttosto si sciolga nel movimento». Una proposta postata su facebook qualche giorno prima, con leffetto distruttivo di dividere il partito anche sulla linea da tenere. «Nella direzione provinciale chiederò che si avvii immediatamente una conferenza programmatica che metta al centro della discussione il rapporto tra politica, sviluppo del territorio e economia. La conferenza potrà concludersi entro Natale con una sostanziale rigenerazione del gruppo dirigente del Partito Democratico e dei suoi indirizzi culturali e politici».
Unidea che non è certo piaciuta ai vertici. «Se la rigenerazione è un modo per voler cambiare ogni volta il gruppo dirigenti del Pd, io non penso che sia quella la questione fondamentale» (chiosa il segretario metropolitano Roberto Cornelli), «non abbiamo bisogno di personalità salvifiche» (il coordinatore cittadino Francesco Laforgia). Unidea dunque che ha sollevato più di un dubbio sulla sua genuinità: Boeri lancia la sua candidatura alla segreteria? O forse gli brucia ancora la sconfitta alle primarie: quale occasione migliore per vendicarsi dei presunti responsabili?
«È fondamentale oggi affrontare alle radici una cultura politica obsoleta e anacronistica, oltreché fautrice di comportamenti illegali. Una cultura - scriveva - che ha zavorrato la politica milanese e compromesso con scelte immobiliari ingiustificate il territorio della nostra città. Forse larchitetto si riferisce al(suo) Bosco verticale allIsola, al(suo) nuovo Cerba, o alla (sua) riqualificazione del Policlinico, o ancora alla nuova sede della Rcs. Larchistar che ama i funambolismi sul filo del conflitto di interessi - il masterplan di Expo con lorto botanico che continua a difendere nonostante lopposizione del Bie e dellad della società Expo Giuseppe Sala, o ancora la festa delle cascine Expo del 24 settembre, per cui firma un contratto di attività di ricerca con il Politecnico (2010) per il loro recupero - aveva addirittura puntato i piedi in giunta al momento di votare la firma dellaccordo i programma per le aree Expo strappando al sindaco un «rafforzamento delle deleghe operative che riguarderanno Expo». O, tema ancora più attuale, martedì sera deve essersi dimenticato di aver siglato una convenzione per il «Supporto al progetto di avvio per il riuso degli ex Magazzini Generali Falck a Sesto San Giovanni». Quelle stesse aree al centro dellinchiesta della magistratura su mazzette e favori. Così il bizzoso assessore a Expo, che battibeccando con il presidente della Regione allindomani della nomina a commissario straordinario, gli aveva risposto piccato «Formigoni sembra avere una vecchia concezione della politica come obbedienza al Capo. Governare una grande città significa non aver paura del confronto», non si è certo comportato diversamente quando si è trattato di decidere sul trasloco del Quarto stato dal Museo del Novecento a Palazzo Marino. Il titolare alla Cultura ha affidato a un laconico sms alla direttrice del museo Marina Pugliese, impegnata in un congresso allestero, la notizia della decisione presa con il sindaco.
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