Bollani, Einaudi, Picco e Rea quei solisti sono delle star

Fino a qualche anno fa il modello era Keith Jarrett: solitario, isolato, irraggiungibile

I nuovi solisti del pianoforte non sono più dei solitari. Tutti li cercano tutti li vogliono... sono pianisti di qualità! Scrivono colonne sonore, melodie che fanno da contorno a popolari spot televisivi, sono corteggiati dal teatro e dal cinema. Pochi giorni fa dieci milioni di telespettatori hanno scoperto sul palco del festival di Sanremo uno dei migliori talenti pianistici del jazz italiano ed europeo dell’ultimo decennio: Stefano Bollani. E non hanno scoperto solo l’uomo di jazz, virtuoso sulla tastiera come un prestigiatore, elegante e swingante, ma anche un disinvolto entertainer che con spirito giullaresco ha imitato alla grande Johnny Dorelli. Bollani ama divertirsi e far convivere il suo lato giullaresco alla mr. Hyde con il suo volto serio da dr. Jekyll che lo fa cimentare con il repertorio di Poulenc (com’è successo lunedì al Regio di Torino), quello che nell’album Piano solo incide musiche di Prokofiev e Scott Joplin, quello che suona con l’Orchestra classica, con la Banda Osiris, con Enrico Rava, che scrive un romanzo intitolato La sindrome di Brontolo e al tempo stesso si fa notare in tv con Arbore e finisce sulla copertina di Topolino giustificandosi: «Si sa, tutti nascondono Topolino dentro Playboy». I talebani del jazz non approvano le sue incursioni «leggere» ma lui replica: «In tv si va per dire: io esisto. Difendo il mio lato ludico come Louis Armstrong o Dizzy Gillespie».
E con lui ci sono una schiera di pianisti come Einaudi, Allevi, Picco, Rea, Fariselli. I Liszt moderni? A questo punto i melomani avranno un principio di svenimento. Allora continuiamo con le iperboli. Chiamiamoli nipotini di Keith Jarrett (così siamo pronti a farci impallinare dai puristi del jazz). Eppure loro, diversi per abilità, stile, background sono uniti nella versatilità, nella capacità di sfondare nelle hit parade, di sedurre un nuovo pubblico e di farsi sedurre dalle mille tentazioni dei media e della multimedialità. Sono loro che hanno superato l’immagine del pianista sussiegoso e severo arroccato nella torre d’avorio, per portarlo in mezzo alla gente. Non sparate sul pianista? Ma questi la gente li adora; e la tv, la pubblicità, il cinema se li contendono... Non scherziamo, Jarrett è il maestro della purezza, della creatività del jazz e del suo legame con i suoni colti. Ma lui è un’eccezione; e poi vive isolato in un suo mondo, fonte o conseguenza del misterioso mal di vivere che da anni lo affligge.
Dunque, alla contagiosa esuberanza di Bollani fa da contraltare la naturale ritrosia di Ludovico Einaudi, allievo di Berio e ricercatore del «suono circolare». Einaudi si schermisce ricordando che, quando incise il cd Le onde, i negozi ne ordinarono 87 copie. Oggi è uno degli artisti più richiesti; ha inciso uno splendido doppio album alla Scala, è finito in vetta alle classifiche ed è appena tornato dall’ennesimo tour nei teatri britannici. Porta i delicati colori del suo piano un po’ dappertutto, dalla colonna sonora del film This is England al cuore del deserto del Mali. Tutti lo corteggiano e i suoi dischi fanno chic nei salotti buoni. Il suo segreto? «Comporre è esporre il proprio mondo interiore. Quando suono è come se gettassi dei sassi in uno stagno».
Lo sguardo trasognato e gli occhialoni lo fanno somigliare a un Harry Potter del pianoforte. Talento onnivoro Giovanni Allevi s’è ritagliato una grande popolarità. Con i suoi motivi semplici e coloriti ora l’Italia dei media se lo contende: presto partirà il suo tour teatrale, ha composto la colonna sonora del film Canto di libertà di Valerio D’Annunzio presentato a Berlino, ha collaborato al cd del neovincitore di Sanremo Simone Cristicchi mentre la sua musica continua a sottolineare gli spot della Bmw. Mischia sacro e profano e divide pubblico e critica ma lui se la ride: «La classica è sempre stata pop per stare vicina alla gente».
Spinto dagli amici incide due album e li mette in rete. Finisce al numero uno di ITunes nella hit pop e jazz bagnando il naso a tutte le star. Così tutti scoprono Cesare Picco, che scrive musica per il teatro colto e da poco ha tenuto brillanti concerti al Blue Note di Milano e Tokyo entusiasmando pubblico e critica. Educazione classica e formazione jazz, Danilo Rea è artista di culto che ha suonato con stelle del jazz come Lee Konitz e Chet Baker e con star del pop come Mina, ha inciso dischi preziosi come Lirico e si cimenta dal vivo con improvvisazioni sulle opere sinfoniche, ora è stato catturato dai media e appare - suonando una morbida melodia - nello spot di «Listone Giordano». Fuori dai riflettori ma con un fedele pubblico di nicchia si muove Patrizio Fariselli, improvvisatore doc (già membro degli Area) che ha da poco inciso un doppio cd di piano solo e compone musica per la tv dei ragazzi.


Che pensare di questo «movimento»? Qualcuno grida allo scandalo. Come si può mescolare musica alta e bassa? si chiedono i puristi, dimenticando che ciò avviene come minimo dal Medioevo, quando Dufay mescolava canzoni volgari e messe polifoniche.

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