Grazie allevoluzione degli strumenti tecnici, ma soprattutto alla volontà politica di individuare gli evasori fiscali - oggetto, questultima, anche delle attenzioni del Financial Times di ieri - si moltiplicano gli accertamenti dellAmministrazione tributaria nei confronti dei cittadini italiani che hanno trasferito la propria residenza oltreconfine. Non si tratta di andar lontano, Bahamas, Cayman o Kenya: basta anche leuropeissima Londra. Città che un cantante della fama di Tiziano Ferro ha preferito a Latina, ritrovandosi per questo nel mirino del fisco (e dei giornali, che a metà agosto sono in cerca di notizie). Basta una Londra qualsiasi, e la Finanza si allerta: dal 2006 a oggi sono quasi 30mila gli italiani che si sono iscritti allAire, lanagrafe dei residenti allestero. Non perdono il loro status di cittadini, ma pagano le tasse altrove. Dove, non importa, perché non è necessario che il sistema tributario sia più favorevole altrove, è il fatto in sé a creare danno alle casse italiane: posto che le tasse si pagano una volta sola, se un cittadino le versa allestero è evidente il simmetrico «impoverimento» dellItalia.
Al di là di paradisi fiscali e di black list di Paesi compiacenti, il braccio di ferro è molto più semplice: lo Stato intende accertare se la residenza allestero sia reale o fittizia; se cioè la produzione del reddito, la dimora abituale, la sede delle attività lavorative giustifichino la cancellazione del nome dalle liste dei contribuenti.
Gli accertamenti stanno subendo una forte accelerazione; nei primi sei mesi dellanno sono state avviate quasi duemila pratiche (1.843, per lesattezza); le antenne del fisco sono indirizzate soprattutto verso Stati come San Marino, Monaco, Uruguay, Ecuador, Emirati arabi, Costa Rica, Liechtenstein, Bermude, Singapore, Hong Kong. Ma episodi recenti parlano anche di Regno Unito, Lussemburgo, Irlanda.
Se lo Stato della nuova residenza è a «fiscalità agevolata», cè una immediata conseguenza importante: lonere della prova sinverte e spetta al contribuente. Dovrà essere lui a dimostrare che il suo trasferimento è reale e non di comodo.
La persona fisica si ritiene residente là dovè il suo centro degli interessi, sia personali che lavoratovi. Quale difesa potrà dunque portare litaliano residente allestero per fugare le accuse di evasione? Ogni prova è valida: dallesistenza della dimora abituale nel Paese estero, alla scuola dei figli, al luogo principale di lavoro. Persino le bollette di gas ed elettricità potranno costituire delle pezze giustificative. Il fisco cercherà, con le stesse armi, di dimostrare che il perno della famiglia resta in Italia: ma non basta, né per luna né per laltra parte, la contabilità dei giorni di presenza, appartieni allo Stato dove ne trascorri 183. No, vale lelemento sostanziale, non quello puramente formale.
Per quanto riguarda le società, se lo Stato estero rilascia un certificato di residenza fiscale, è onere dellamministrazione italiana provare il contrario: se, cioè, la società è di comodo.
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