Bollette molto salate per il San Giacomo chiuso da tredici mesi

Delle decine di affermazioni pronunciate dal presidente Piero Marrazzo sull’ospedale San Giacomo nell’ultimo anno e altrettanto delle successive rassicurazione espresse dal reggente Esterino Montino nessuna di queste poteva far presagire che in questo periodo per mantenere chiuso l’ospedale ci volessero migliaia di euro. Già, chiuso. E come mai per tenere un ospedale chiuso si spendono 154mila euro in 10 mesi? La domanda non è retorica, tutt’altro. Nel documento redatto dai vertici dell’Asl Rm/A non c’è risposta. Logica vorrebbe invece che si facesse accenno a un qualche progetto di riorganizzazione. Macché. Nemmeno l’ombra. Il complesso ospedaliero è lì, con il portone serrato. E lo è ormai dal 31 ottobre 2008 malgrado il governatore a metà ottobre - ossia pochi giorni prima che si autosospendesse dall’incarico - avesse promesso ancora che «nel centro di Roma riaprirà un ospedale riconvertito e che va incontro alle esigenze dei cittadini».
Infatti era il 23 giugno 2009 quando annunciava l’evento: «Il San Giacomo sarà riaperto». E a settembre aveva pure assicurato: «A metà ottobre partiranno i lavori di ristrutturazione». Quando Marrazzo ha passato il testimone a Montino anche lui si è adoperato a dare garanzie. «Il primo intervento che sarà fatto all’interno del San Giacomo è una Rsa. Siamo nelle condizioni di aprire il cantiere nei prossimi giorni - ha detto tre giorni fa - e inaugurare la struttura entro 4 mesi, per poi continuare l’intervento per moduli». E gli stanziamenti necessari? Mica penserà il vicepresidente reggente che la finanziaria regionale, che dovrà conteggiare solo l’ordinaria amministrazione, si potrà sobbarcare impiego di fondi per una ristrutturazione? Per cui, a parte esternazioni prive del necessario supporto economico, si rimane certi solo del fatto che l’impiego di soldi per l’ospedale non è da prendere sottogamba. Dei 154.506,72 euro complessivi si sa che sono stati impegnati più di 43mila per un servizio di manutenzione, ben 30mila per trasferimento apparecchiature, altri 24mila per materiali e attrezzature e, non ultimo, 54mila euro si contano per le utenze elettriche, 3mila per l’acqua. È il caso di soffermarsi su queste due voci. Soprattutto quella dell’energia elettrica. Infatti se si pensa che un ospedale come il Policlinico spende in media in un anno e a pieno regime 200mila euro non si capisce come il San Giacomo chiuso e a luci spente ne superi la quarta parte. Così per l’acqua corrente. Eppure di questi conti Marrazzo e Co. non ne hanno mai fatto accenno. Ma ora che i documenti sono saltati fuori c’è chi protesta. «Montino deve molte spiegazioni al Consiglio regionale e ai cittadini. Per un anno Marrazzo ha proceduto a tentoni, cercando di mettere toppe alle falle che aprivano le sue stravaganti dichiarazioni - tuona dai banchi dell’opposizione Fabio Desideri (Pdl), vicepresidente della commissione Urbanistica.

- Dopo le tante proteste, l’ex governatore annunciò che l’ospedale sarebbe stato riconvertito in un luogo dove far “socializzare le esperienze”, gettando nel ridicolo se stesso e l’istituzione che rappresentava. Ora scopriamo, in attesa dell’apertura del cantiere, che il San Giacomo costa di manutenzione circa 15mila euro al mese, con bollette per la luce che appaiono esose, per usare un eufemismo».

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