Claudia Passa
Ci sono nomi davvero eccellenti fra le «vittime» delle «bollette pazze» dellAcea sulle quali ora è chiamata ad indagare la Corte dei Conti. Lex ministro della Quercia Giovanna Melandri, tanto per fare un esempio. Oppure lufficio di Barbara Palombelli, nota giornalista-opinionista nonché moglie dellex sindaco Francesco Rutelli, oggi leader della Margherita. Lelenco è lungo e, accanto a manager, professionisti, giornalisti e via discorrendo, annovera circa 250mila comuni mortali (la stima è dellAutorità per lEnergia) ritrovatisi, a seconda delle circostanze, al buio per mancanza di energia o col conto corrente «prosciugato» dalleventuale domiciliazione bancaria delle bollette «Acea-Electrabel».
Ci sono il Comune di Roma (azionista di maggioranza dellAcea), il sindaco Walter Veltroni (che nomina il Cda della società che gestisce i servizi pubblici essenziali nella Capitale), il consiglio damministrazione e i dirigenti deputati alla gestione e amministrazione delle bollette elettriche nel mirino dellesposto che lAssociazione piccoli azionisti (Apa) della Spa capitolina ha presentato alla Procura contabile per «fare chiarezza sul fenomeno esploso nel 2005 a Roma, unico in Italia, e su chi debba rispondere dei danni prodotti allimmagine societaria, alle tasche dei clienti-utenti e alle casse aziendali».
Ma è sulla quantificazione del problema che arrivano le note dolenti: se l«errore» dellAcea sulle bollette ammontasse a dieci euro per utente, lazienda - spiegano gli autori della denuncia alla Corte dei Conti - «avrebbe incamerato circa due milioni e mezzo di euro», vale a dire cinque miliardi delle vecchie lire. «Purtroppo però - continuano i piccoli azionisti - va detto che le cifre sono ben maggiori dei dieci euro e alcune fatture, come è stato accertato, si sono centuplicate con diversi zeri in più». Di qui il pesante jaccuse: «I padroni del vapore, Comune e Acea, sono stati tuttaltro che diligenti, oculati e trasparenti». Al punto che lufficio aperto al pubblico di piazzale Ostiense «è stato preso dassalto per oltre cinque mesi da migliaia di persone inviperite, anche per il distacco della luce che le aveva colpite nelle loro abitazioni, negli uffici e nei negozi, tanto da richiedere il presidio quotidiano della forza pubblica», nella fattispecie polizia e carabinieri.
Un caso eclatante, che però - denuncia ancora lAssociazione dei piccoli azionisti - per diverso tempo è rimasto sottotraccia, lontano dai riflettori, finché le «bollette pazze» e i tagli della corrente elettrica non hanno cominciato a colpire anche i «vip» che inevitabilmente hanno attirato lattenzione dei mezzi di comunicazione. Un vero e proprio «putiferio», al quale è seguito lintervento dellAuthority per lEnergia.
Ma la vicenda, a detta dei piccoli azionisti, ha prodotto «danni incalcolabili alla società capitolina che eroga i servizi pubblici essenziali (elettricità, illuminazione pubblica, acqua e depurazione)».
Bollette pazze, la parola alla Corte dei conti
Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.