Andrea Tornielli
nostro inviato a Bologna
La risposta dellarcivescovo, seppure indiretta, alla fine è arrivata: la Chiesa cattolica non è la «supplente» delle istituzioni civili e dunque rispedisce al mittente le accuse del sindaco che laveva criticata per non averlo aiutato a gestire lemergenza dei baraccati.
Ieri mattina a Bologna, chiudendo la fase diocesana della causa di beatificazione di don Olinto Marella, monsignor Carlo Caffarra ha dunque risposto al sindaco Sergio Cofferati. Qualche settimana fa, quando infuriava la polemica per la sua decisione di abbattere le baracche degli extracomunitari sul greto del fiume, il primo cittadino bolognese aveva affermato che le parrocchie lo avevano lasciato solo a gestire la crisi, lasciando quasi intendere che sarebbe toccato a loro, prima che al Comune, trovare una sistemazione per gli immigrati.
«Sarei stato ben lieto di sentire che le parrocchie avevano da offrire posti di ricovero per le persone sgomberate aveva dichiarato il Cinese , purtroppo non è stato così. I letti li abbiamo dovuti trovare noi».
Larcivescovo, nellomelia, ha presentato la figura di don Marella che a Bologna è stato un personaggio famoso, ha dato vita a case-rifugio per bambini abbandonati e si è speso nellaiuto ai poveri. Ha spiegato che «la carità cristiana ha una sua autonomia poiché ha una sua inconfondibile originalità. Non esiste ha detto Caffarra come supplenza congiunturale a quanto altri, privati o istituzioni, non riescono a fare».
«Luomo ha aggiunto larcivescovo ha bisogno che la sua miseria sia avvicinata a Cristo e Cristo alla sua miseria: la carità cristiana è la risposta a questo bisogno. Luomo ha diritto a questa risposta, poiché il puro servizio sociale, la mera filantropia, sono opera solo umana e non raggiungono nellemarginato quellabisso dove la sua dignità di persona è ferita. È lamore di Cristo che fa risorgere luomo». «Certamente ha spiegato Caffarra i vari soggetti che esercitano la carità cristiana, inseriti come debbono essere nella società civile, cooperano con altri soggetti favorendo la creazione e la condivisione di unetica pubblica centrata sulla solidarietà, sulla collaborazione concreta, sul dialogo rispettoso di ogni interlocutore. Così deve essere. Ma la carità cristiana è più che questo; è anche altro che questo. La Chiesa non è la succursale di nessuno. È lamore impossibile, ma sommamente desiderato, che diventa un evento reale. Il lascito spirituale e culturale di padre Marella è questo. Lascito grande, prezioso e particolarmente significativo in questora di travaglio che la nostra città sta vivendo».
Sergio Cofferati, presente alla cerimonia, si è detto daccordo con le parole dellarcivescovo: «La distinzione fatta fra funzione e ruoli corrisponde alla mia idea di laicità di una città.
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