"Se l'è cercata"

Quanto ancora dovremo sopportare noi giornalisti, baluardo della democrazia e della libertà prima che la politica impari a rispettarci come uomini (o donne) e come professionisti?

"Se l'è cercata"
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È con profonda indignazione, acuita da una orgogliosa vicinanza professionale, che ieri abbiamo appreso dell'increscioso episodio verificatosi a margine di un convegno alla Camera. Il fatto, che lancia un nuovo allarme sulla libertà di informazione nel Paese, è avvenuto quando il ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, evidentemente irritato da qualche domanda non gradita, si è rivolto a una solerte e insistente cronista del giornale Staffetta Quotidiana dandole due pacche sulle spalle e dicendole «Che stronzetta».

E questo non è bello.

Quanto ancora dovremo sopportare noi giornalisti, baluardo della democrazia e della libertà - ! - prima che la politica impari a rispettarci come uomini (o donne) e come professionisti? Pur lavorando noi con le parole non ne abbiamo di sufficienti per esprimere tutto il nostro sdegno verso il comportamento inappropriato dell'irriguardoso ministro. Il quale, sì, ha prontamente espresso le sue scuse alla giornalista, ma rimane protagonista di un gesto misogino e maschilista che non dev'essere minimizzato.

Ora speriamo soltanto di non dover ascoltare qualcuno i Giannini, i Bottura, i Milan, i #Metoo, i #Senonoraquando che voglia giustificare il

navigato politico dicendo «Ha fatto bene», «Non l'ha toccata», «Vabbè, non è grave», «È lei che se l'è cercata».

L'hanno già fatto quando Romano Prodi tirò i capelli all'inviata di Quarta Repubblica. E allora la cosa andò bene.

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