Bologna Lui diventa lei e alla moglie va bene così. Ma il Comune li divorzia d’ufficio

Bologna Alessandro è diventato Alessandra, ma la cosa non ha turbato il suo matrimonio. Almeno finché tra moglie e marito non ci ha messo il dito la burocrazia. Dal 2009 Alessandra Bernaroli, nato nel corpo di un uomo, è diventata a tutti gli effetti una donna. Il coronamento di un sogno per una persona che vedeva questo passo come la soluzione di un grave problema esistenziale: «Ho risolto un mio malessere personale - ha raccontato il transessuale al quotidiano City- legato a una patologia specifica, che si chiama “disforia dell’identità di genere“». Un disagio contro il quale Alessandra, 39 anni, una laurea in Economia e il servizio militare nei carabinieri, quando era ancora uomo, ha lottato per anni tra cure ormonali, interventi chirurgici e l’anno scorso il ricoscimento giuridico del cambio di sesso da parte del tribunale di Modena, la città d’origine di Bernaroli.
Ma prima di intraprendere questo cammino, Alessandro si era sposato. Molte coppie, di fronte a un evento del genere, sarebbero crollate. Ma loro no: la moglie ha capito e ha deciso di andare avanti. Forse perché, come dice lei, «è un evento grande, ma nella vita capitano eventi anche più gravi e le persone restano insieme». Tutto sembra andare per il meglio, finché Alessandra non chiede una nuova carta d’identità al Comune di Bologna. Che alza le barricate: avvia una procedura di divorzio d’ufficio, tuttora in corso, e sullo stato civile scrive «non documentato», mentre su quello della moglie resta la dicitura «coniugata». Un caos che andrà risolto in tribunale.

«Ma noi non chiediamo nuove leggi: il nostro non è un matrimonio gay: le norme prevedono che dopo il cambio di sesso il partner possa chiedere il divorzio. Ma non è un obbligo». Per il Comune di Bologna, evidentemente sì.

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