Il grido d'allarme viene da Bologna, comune rosso in prima fila nelle battaglie per i diritti civili. Ma stavolta il compagno sindaco è esasperato. Fossero i centri sociali o qualche occupazione abusiva, ci passerebbe sopra. Invece il mercato dei minori non accompagnati no, quello non lo tollera. Valerio Merola, Pd, minaccia di denunciare tutti, ragazzi, genitori, parenti, accompagnatori. Altro che accoglienza e buonismo, a Bologna si prepara un repulisti.
L'ha innescato il Settore minori e famiglie del Comune con una lettera della primavera scorsa che descrive ad assessore e dirigenti che cosa succede in città con gli albanesi, il gruppo di minori di gran lunga più numeroso: due terzi del totale. Merola ha fatto passare qualche mese poi ha deciso di rivolgersi (lo scorso 22 ottobre) a prefetto, questore, tribunale e giudice tutelare chiedendo di intervenire. La situazione è insostenibile. Senza un coinvolgimento dei genitori o dei parenti presenti in Italia, partiranno raffiche di denunce penali «potendosi configurare reati tra cui l'abbandono di minore, l'immigrazione clandestina e la truffa». Sono fattispecie molto gravi.
Le storie che i giovani riferiscono «sono tutte pressoché simili», scrivono gli uffici comunali. Il loro viaggio «è stato finemente organizzato con la famiglia di origine che ritiene di non poter permettere ai figli di studiare e/o lavorare nel paese d'origine». Talvolta «sono i genitori ad accompagnare i figli fino alla questura di Bologna risolvendo così il problema dei controlli alla frontiera». In altri casi «sono i giovani stessi a rivolgersi alle forze dell'ordine accompagnati da conoscenti incontrati per strada». Di solito hanno passaporto valido, timbrato in uscita in Albania e in entrata a Brindisi.
Tra i mezzi di trasporto utilizzati «più volte viene citato un pullman in partenza da Elbasan», ma «non mancano ingressi in aereo a Bologna o Firenze». A quel punto che cosa succede? «I ragazzi si presentano dopo svariati giorni rispetto all'ingresso in Italia», nel frattempo vengono ospitati «da connazionali in attesa che si liberi un posto. È frequente che, dopo alcuni giorni in centri di pronta accoglienza, ai ragazzi giunga, tramite corriera, una valigia contenente vestiti ed effetti personali, a volte anche cibo». Vuol dire che i genitori sanno dove si trovano i figli grazie all'organizzazione che gestisce gli ingressi e lo scarico sul sistema assistenziale italiano.
I ragazzi conoscono alla perfezione le procedure di accoglienza: «Si mostrano insistenti e assumono un atteggiamento di pretesa sia con la comunità di pronta accoglienza sia con il servizio sociale». I parenti rintracciati si rifiutano di accoglierli. «Nessuno di loro accetta il rimpatrio volontario», scrive il comune di Bologna. Il motivo è chiaro: vogliono «studiare e lavorare nel nostro paese e inviare risorse economiche alle famiglie di origine. Non presentano particolari vulnerabilità psicologiche e sembrano avere chiaro l'obiettivo da raggiungere. I racconti riferiti alla migrazione e alla famiglia di origine sono molto omertosi e seguono una traccia prestabilita e definita, sicuramente concordata, che difficilmente si riesce a incrinare».
La situazione è intollerabile anche per una giunta di sinistra come quella di Bologna. L'ondata migratoria dall'Albania non si spiega «per eventi geopolitici in corso», al punto che Merola non esclude «una tratta di esseri umani».
È vero che «gli enti locali hanno il dovere di accogliere i soggetti minorenni non accompagnati, ancor più se di nazionalità straniera»; tuttavia questi interventi si trasformano in «strumento indirettamente volto a favorire traffici illeciti o quantomeno ingressi non retti da effettivi stati di bisogno». Ed ecco la stretta sull'accoglienza indiscriminata.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.