«La bomba atomica degli ayatollah può essere pronta in pochi mesi»

Teheran costruirà altre tre centrali e avverte: «Se Israele ci attacca, la nostra risposta sarà devastante»

Gian Micalessin

Il direttore dell’Agenzia internazionale per l’energia Atomica (Aiea), l’egiziano Mohammed El Baradei, si preoccupa davvero e rivela che l’Iran può sviluppare un’arma atomica in pochi mesi se decide di riattivare il centro d’arricchimento di Natanz. La situazione dunque è seria. A farlo capire contribuiscono gli annunci di Teheran sulla costruzione di almeno tre nuovi reattori nucleari e le dichiarazioni con cui il ministro degli Esteri francesi Philippe Douste-Blazy ha reso noto il “no” iraniano alla proposta di compromesso sull’arricchimento dell’uranio presentata da Mosca.
Dall’Iran trapela intanto la notizia dell’uccisione di un pastore religioso protestante assassinato a colpi di pistola da alcuni sicari allontanatisi inneggiando ad Allah. Il religioso, convertitosi undici anni fa al cristianesimo, era stato più volte convocato dalle autorità giudiziarie. Con il suo assassinio sale a cinque il numero dei pastori protestanti uccisi negli ultimi dieci anni in Iran.
«I russi avevano proposto un’impresa comune per l’arricchimento del materiale nucleare, ma gli iraniani l’hanno respinta unilateralmente. Gli europei erano pronti a negoziare per tutto il tempo necessario, ma loro hanno detto “no” a tutto», ha spiegato ieri il ministro francese con tono da requiem. Un tono pienamente giustificato. La proposta russa, preparata d’intesa con Usa e Unione Europea, era l’ultimo compromesso per garantire il controllo del livello d’arricchimento dell’uranio e non costringere Teheran a dipendere dall’estero per gli approvvigionamenti di combustibile nucleare. Bruciato anche quello, Europa e Stati Uniti devono decidere se riprendere i negoziati o se deferire al Consiglio di Sicurezza la Repubblica Islamica.
Il capo del Consiglio di sicurezza iraniano Alì Larijani, responsabile di tutti i negoziati, non sembra per ora molto interessato a un’intesa. Teheran, secondo Larijani, non è disposta ad attendere più di qualche mese per ottenere l’assenso europeo alle procedure di arricchimento. Il capo del Consiglio di sicurezza dopo aver ammesso l’acquisto dalla Russia di un sistema antimissilistico destinato verosimilmente a prevenire attacchi americani o israeliani ha rilanciato annunciando un progetto per la costruzione di tre nuovi reattori nucleari.
Per la costruzione dei due reattori da mille megawatt ciascuno, l’Iran lancerà una gara internazionale. Quello più piccolo da 450 megawatt verrà assemblato localmente e occuperà lo spazio del reattore commissionato nel 1975 ai francesi e destinato a un sito nucleare nella provincia del Kuzhestan.
L’impressione dunque è quella di un dialogo tra sordi. L’impasse, secondo El Baradei, rischia di spingere gli iraniani a rimettere in funzione gli stabilimenti di Natanz “spenti” nel 2003 dopo l’accettazione della trattativa con l’Europa. In quel caso, ritiene il direttore dell’Aiea, la costruzione della prima bomba atomica iraniana potrebbe essere questione di mesi. «Acquisire il ciclo completo per la produzione di combustibile nucleare equivale a dire che un Paese è a pochi mesi dal possesso di ordigni nucleari».
La previsione è condivisa dal capo di stato maggiore israeliano Dan Halutz che dà per scontato il fallimento di tutte le trattative e, quando un giornalista gli chiede quanto lontano sia disposto a spingersi per difendere la sicurezza d’Israele, risponde con una sola eloquente frase: «Duemila chilometri».

La possibilità di un’incursione israeliana viene rilanciata anche dall’ex ministro delle Finanze Benjamin Netanyahu, ma da Teheran il ministro degli Esteri Hamid Reza Asefi avverte: «In caso di attacco israeliano, la nostra risposta sarà devastante».

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