RomaIl ventre di Parigi di Zola piroetta nellaria e si schianta sui sampietrini davanti a Montecitorio. Piovono patate e pomodori, uova lanciate sui poliziotti. Lo spazio tra i manifestanti e gli agenti è occupato da fumo rosso, scoppi di petardi, i romanzi usati come sassi. Nel palazzo lassemblea è riunita, fuori è il pandemonio.
Tutto inizia da una bomba carta. Un boato davanti al sit-in dei precari, a poche decine di metri dalla Camera, proprio mentre Silvio Berlusconi sta tenendo il suo discorso in aula per la verifica di governo. Parte la reazione, dallangolo della piazza gli agenti in tenuta antisommossa avanzano. Il lancio non si arresta. Si alzano le grida: «Dimissioni-dimissioni!». La polizia avanza ancora con una leggera carica per sparigliare i violenti. Si va allimpatto, due manifestanti finiscono a terra. Le transenne di delimitazioni sono ribaltate. Seguono grida, momenti di tensione in cui basta uno sguardo per far ripartire lo scontro, spinte accanto alla tenda montata al centro del presidio organizzato dal coordinamento dei precari della scuola. Ancora urla: «Vergogna! Vergogna!». A terra petardi, tuorli duovo, verdura calpestate. La piazza è una discarica. I manifestanti parlano di aggressione della polizia. Ma ammettono provocazioni non previste.
«Cè gente che è arrivata con i sacchetti pieni di roba», racconterà poi uno studente dellUniversità La Sapienza, che da giorni sta sostenendo il picchetto dei precari davanti a Montecitorio. Gente che forse non centra niente con la scuola e il precariato. I manifestanti pensavano a un pic-nic. Invece erano armi di strada. Alcune innocue, come melanzane e foglie dinsalata, altre esplosive, sebbene non pericolose.
I provocatori con i sacchetti «non sono dei nostri», prendono subito le distanze, informalmente, dal sindacato di base dei Cobas. È addirittura clamorosa, questa sconfessione. I Cobas, con Rdb e Usb, gli altri due sindacati presenti, con rappresentanza e bandiere, difendono la loro battaglia contro il decreto sviluppo. Sono in piazza per i 15mila, dicono, destinati al precariato nella scuola, ma puntano il dito contro ambienti precisi che vogliono solo lo scontro: ad attaccare davanti alla Camera ieri sono stati «alcuni infiltrati estremisti dei centri sociali romani». Il sindacato più a sinistra accusa la sinistra dei movimenti. Uno scollegamento così non si era mai visto, nelle piazze antigovernative. In realtà il comunicato ufficiale dei Cobas non ne fa cenno. È tutto un attacco alla polizia e «a un governo allo sbando» che «si è preso una meschina rivincita facendo caricare a freddo, senza alcuna giustificazione, la manifestazione». Ma la base non la pensa proprio così: «Quelli che fra noi sono romani - racconta a caldo Piero, un insegnante elementare sessantenne di Macerata iscritto ai Cobas - hanno riconosciuto qualche faccia del cosiddetto movimento 14 dicembre».
Quello fu il giorno della guerriglia a Roma, il centro della città scosso da esplosioni, incendi, lanci di pietre. Cè una zona dell estremismo che sta alzando il tiro. E che si è rifatta viva ieri. Situazione simile al 14 dicembre: giorni decisivo alla Camera, Berlusconi che parla, la vetrina della politica che si accende. Rivendicazioni portate in piazza. Il giorno giusto per cercare la visibilità.
Una parte dei Cobas ammette questa degenerazione violenta: «Pochi facinorosi hanno rovinato quello che voleva essere linizio di un dialogo»,commenta Piero linsegnante, raccattando i libri sparsi, Kerouac, Hesse, Joyce. In serata si è appreso che un gruppo di hacker capitanati dal pirata informatico Anonymus ha attaccato i siti istituzionali di Camera, Senato, palazzo Chigi e del Pdl.
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