Bombe e minacce, Lega sotto assedio in Veneto

L'ultima minaccia è stata lanciata sabato sera a Mogliano Veneto, tra Mestre e Treviso: mentre sul palco si alternavano i capi della Lega Nord, una telefonata anonima al 112 avvertiva che nella zona del comizio era stata piazzata una bomba. Questa volta è stato un falso allarme, ma i controlli sono scattati immediatamente perché erano passate poco più di 48 ore dalla «notte dei fuochi» tra mercoledì e giovedì: una bomba alla sede del Carroccio di Spinea (Venezia) appena 5 minuti dopo il passaggio di una pattuglia dei carabinieri; una molotov contro la sezione leghista di Padova; una raffica di sassate contro una base padana a Tombolo, ancora nel Padovano. Tutto in contemporanea, alle 3.45.
E sempre in quella notte a Mestre sono state tracciate scritte intimidatorie, una sui muri della sede della Lega in via Aleardi, l'altra in via Manin dove nel pomeriggio si sarebbe svolta una manifestazione di Forza nuova. Non è finita: manifesti pieni di minacce appesi a Belluno, una molotov tirata a Udine, uova lanciate a Monfalcone. Impossibile pensare a una somma di casualità: sono atti coordinati.
Nelle ultime settimane, in coincidenza con il giro di vite contro l'immigrazione clandestina disposto dal ministro dell'Interno Roberto Maroni, nel Nordest si contano trenta attentati intimidatori contro il partito di Umberto Bossi. La provenienza sembra chiara: il movimento antagonista, una galassia piena di sfaccettature che in qualche caso ha apertamente rivendicato la paternità delle azioni. Quando non sono gli esplosivi della «notte dei fuochi», sono stati usati il letame e le uova marce. A febbraio, sempre in contemporanea, furono imbrattate le sezioni leghiste di Belluno capoluogo e Ponte nelle Alpi, a pochi chilometri: a corredo furono lasciati volantini con la scritta «Chi semina vento raccoglie merda». In marzo, a Mestre, lancio di uova contro il consigliere Alberto Mazzonetto impegnato a propagandare il referendum contro il campo nomadi.
Ancora sterco all'inizio di aprile davanti alla sede del Carroccio a Padova dopo che attivisti del centro sociale Pedro avevano lanciato uova contro un gazebo che raccoglieva firme anti degrado. E sempre di letame, a ridosso del 25 aprile, sono state inondate le sedi leghiste di Montecchio Maggiore, Sovizzo, Velo d'Astico, Arsiero e Chiuppano, tutte nel Vicentino. Episodi che seguono altri attentati messi a segno in gennaio a Gemonio e in marzo a Bologna.
Videocamere e testimoni finora non hanno dato elementi utili alle indagini. Gli inquirenti pensano ad azioni dimostrative compiute da frange violente del mondo antagonista o dei disobbedienti che vogliono fare proseliti.

Gente pericolosa, che è in grado di procurarsi gli esplosivi, sa come maneggiare gli ordigni ed è capace di colpire senza lasciare tracce. «Noi leghisti siamo abituati a subire intimidazioni - dice Leonardo Muraro, presidente della Provincia di Treviso - ma i vigliacchi non ci fanno paura».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica