Il bomber: «Un mese e sarò al massimo. Ci divertiremo»

«Potevo uscire per Vieri, ero stanco. E invece il destino...». Gattuso ringrazia Rui Costa: «Quando stavo male ha avuto belle parole»

Franco Ordine

da Milano

La vecchia guardia del Milan non s’arrende mai. In attesa di recuperare il bel gioco antico e magari qualche sigillo da parte dei suoi punteros più attesi, Gilardino e Bobo Vieri, la vecchia guardia tiene in vita quel che resta del duello a distanza con la Juve schiaccia-sassi. E qui non bisogna confondere le acque. Non c’è solo Pippo Inzaghi cui bisogna dedicare un elzeviro per il suo ennesimo prodigio. È vero, suo è il colpo di bacchetta magica con cui un Milan impreciso e incolore, piega la resistenza modesta del Palermo di Del Neri ma c’è un altro Milan che rischia l’oscuramento. Il Milan di Gennaro Gattuso detto Ringhio, per esempio.
È suo il pallonetto geniale che consente alla squadra di rimettere subito in traiettoria il risultato e di far sparire le streghe che hanno le fattezze di Grosso e del suo perfido cross corretto da Makinwa di testa per Caracciolo sulla linea di porta. Senza quell’improvviso e prezioso sigillo, il Milan sarebbe andato incontro ad altri mal di pancia. Adesso si discute del gol di Gattuso: voleva far centro a quel modo oppure gli è riuscita una prodezza balistica, con Santoni, portiere-sciagura del Palermo, uscito fuori e tagliato fuori dalla palombella rossonera? Ha avuto fortuna, probabilmente. Una fortuna strameritata. E vederlo correre all’indietro, verso la sua curva, è uno spettacolo nello spettacolo. Ha ragione chi sostiene che Gattuso è il cuore che batte nel petto del vecchio, paralitico Milan: togliere lui è come strappare il cuore dal petto alla squadra.
La vecchia guardia del Milan, uscita allo scoperto in un pomeriggio complicato, non è solo Inzaghi o Gattuso, due non molto stagionati e reduci da storie diverse, oltre che da ruoli estremi. La vecchia guardia è anche Costacurta e Maldini che giocano, alla loro età, con la convinzione dei debuttanti. Uno è un miracolo vivente: pensate, il capitano Paolo, papà del piccolo Christian (7 anni) che gioca nei giovanissimi della società milanista, ha dei buchi grandi così nella cartilagine dei due ginocchi che gli procurano dolori incredibili. Invece di andarsi a curare, invece di guadagnarsi una onesta e meritata pensione, eccolo serrare i denti e provvedere alla difesa di una scombiccherata squadra che sembra divisa in due tronconi, da una parte il tridente, dall’altra una difesa di nonnetti. Specie quando Stam, durante il riscaldamento, risulta tradito da un problema muscolare. Lui e Costacurta si intendono al volo, si guardano e decidono al volo cosa fare, come fare, chi deve rincorrere quegli indemoniati del Palermo. Vai tu o vado io? Quasi sempre provvede alla bisogna Maldini e se proprio è tagliato fuori Paolo, Costacurta lo soccorre come si fa tra amici veri.
La vecchia guardia tiene in piedi il Milan nell’attesa del gioco che non c’è più, dei gol degli specialisti che latitano e della risalita in classifica, verso il primato juventino, che diventa ogni volta più complicata. Da Jankulovski provengono notizie incoraggianti. Non gioca dall’inizio dai tempi del grave infortunio (a Roma in coppa Italia, con la maglia dell’Udinese), comincia a fare i primi passi dopo l’ennesimo stop subito in nazionale: la partenza è un disastro, si riprende col tempo, e con quel cross che consente a Inzaghi di andare incontro alla felicità. Due parole per il Palermo.

Dopo la prova d’orchestra calcistica ammirata contro l’Inter alla seconda giornata, la squadra è andata incontro a una involuzione incomprensibile. Qui a San Siro corre, gioca e segna per ventotto minuti. Non ha più forza e neanche voglia.

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