Bompiani s’illumina di 80 candeline

«Di suo, di se stesso, l'editore ci mette l'amore», scriveva Valentino Bompiani sul proprio mestiere. E fin da quel 2 dicembre del 1929 in cui, da poco passati i trent'anni, la costituì come società anonima per azioni in una prima, piccola sede di via Durini, Valentino in quella casa editrice di amore ce ne mise parecchio. Per fondare una sigla propria abbandonò in un solo anno quelle che sembravano due ottime opportunità: l'esperienza come braccio destro e responsabile di due collane per Arnoldo Mondadori e la più modesta Unitas, da cui fu congedato su due piedi per essersi, lungimirante, opposto alla pubblicazione di una parodia dei Promessi sposi. La parodia uscì, la famiglia Manzoni la fece ritirare, Unitas chiuse e Bompiani le fece causa. Il primo atto d'amore era possibile: investire le 65mila lire della liquidazione nella fondazione della Bompiani. Nella Milano degli anni Trenta il tempo della bohème era passato e l'ingranaggio del sistema produttivo editoriale si metteva in moto con vigore. Non solo i lettori erano in aumento, ma «i giornali, le riviste letterarie, le gazzette si stavano rivelando imprescindibili casse di risonanza. Bisognava fornirgli notizie, insieme ai libri da recensire». Valentino sentiva che il momento era propizio. Fu così che quell'estate, dopo i primi mesi di frenetico lavoro passati a costruire il «portafoglio autori e titoli», la Bompiani diede alle stampe il suo primo libro, Don Bosco, di Ernesto Vercesi. Da allora, attraverserà il fascismo con tante opere censurate e i danni della seconda guerra mondiale, ma anche con una rapida affermazione, grazie anche all'incontro con Banfi, Vittorini, Moravia. Desideroso di cancellare idealmente la pausa imposta dal conflitto, Bompiani rivendica la sua fiducia nella ricostruzione e richiede a se stesso, con una letterina del 1945, la pubblicazione della più bella tra le sue commedie, Albertina: «Non mi rispondere - scrive Valentino a Valentino - che esula dal tuo campo di lavoro» o che «la casa è oberata d'impegni». Gli portò fortuna: nello stesso anno pubblica Agostino di Moravia, stringe i primi rapporti con Sartre e Camus e nel 1946 è pronto il primo volume del Dizionario delle Opere e dei Personaggi, uno dei più grandi atti d'amore che Bompiani fece per rinnovare la cultura italiana attraverso la divulgazione. Per celebrare gli ottant'anni del marchio, il suo direttore editoriale Elisabetta Sgarbi ha organizzato una «piccola Milanesiana», che animerà la città con un calendario molto ricco. Si apre stasera alla Sala Buzzati (via Balzan 3, ore 21, ingresso libero, info: 02-20400333) con la presentazione del numero speciale della rivista Panta «Fedeli e infedeli», che raccoglie lettere, testimonianze e storia della casa editrice. Da domani, con l'incontro Ho qualcosa da dirti di Hanif Kureishi, parte la parata di scrittori della «nuova era» che raccontano i loro titoli Bompiani più famosi: Trauma di Patrick McGrath (10 novembre); l'11 è la volta di Due di due di Andrea De Carlo; il 12 Caos Calmo di Sandro Veronesi; il 13 l'evento Viaggio intorno a Dostoevskij con Giorgio Albertazzi, Giovanni Reale e Aleksandr Sokurov.

Il 14 un Omaggio a Sciascia, il 15 Umberto Eco presenterà il Catalogo storico Bompiani e il documentario inedito I libri non invecchiano (quasi mai) con l'età - 80 anni di storia italiana attraverso le edizioni Bompiani, a cura di Antonio Scurati. Il 16 allo Spazio Oberdan Dal libro al film: Patricia Highsmith e il 17 serata di chiusura con l'incontro Alberto Moravia e il cinema.

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