Bondi boccia l’Opa Lactalis Parmalat: "Offerta bassa"

Il consiglio di Collecchio giudica all’unanimità "non congrui" i 2,6 euro per azione proposti dai Besnier. Ma Parigi non cede

Bondi boccia l’Opa Lactalis  
Parmalat: "Offerta bassa"

L’amministratore delegato Enrico Bondi prova a rendere più onerosa l’ultima battaglia di Lactalis per ottenere la completa conquista di Parmalat. Dopo oltre tre ore di confronto, il consiglio di amministrazione di Collecchio, ha infatti deciso all’unanimità (quindi anche con il voto favorevole dei consiglieri indipendenti più prudenti, Andrea Guerra e Marco De Benedetti) di bocciare l’Opa francese, facendo quadrato attorno a Bondi. Come è noto il gruppo della famiglia Besnier ha offerto 2,6 euro per ogni azione Parmalat ma secondo il board sono troppo pochi rispetto al fatto di assicurarsi il controllo di una multinazionale come Collecchio, che perdipiù ha una capiente cassa da investire per svilupparsi.
Sebbene non sia emersa un’indicazione su quale sia il prezzo ritenuto congruo, il consiglio ha ritenuto che, considerata l’analisi svolta dai consulenti di Goldman Sachs, «il corrispettivo offerto non rappresenti il valore del capitale economico di Parmalat nel contesto di un’operazione di presa di controllo». In altre parole, secondo Bondi & C l’offerta - che partirà il 23 maggio prossimo- andrebbe rivista al rialzo, per avvicinarla ai 2,8 euro pagati poche settimane fa da Lactalis per rilevare il 15,4% di Collecchio dai tre fondi esteri da cui è partita la prima offensiva contro Bondi.
A conti fatti, Lactalis dovrebbe alzare il controvalore massimo dell’Opa di altri 260 milioni portandolo a 3,63 miliardi. Il «ritocco» andrebbe a tutto vantaggio dei numerosi azionisti di Parmalat, a partire dai vecchi obbligazionisti rimasti prigionieri del crac della gestione Tanzi, ma Lactsalis non sembra avere alcuna intenzione di aumentare l’esborso: in Borsa Parmalat ha chiuso piatta (-0,15%). Dopo il fallimento della cordata italiana su cui era al lavoro Intesa Sanpaolo, la strada per Parigi, che ha già il 29% di Parmalat, resta infatti spianata. Senza contare che la posizione di Parmalat è solo una raccomandazione che non avrà ricadute sullo svolgimento dell’Opa. Il documento sarà inoltrato a breve alla Consob per essere esaminato. D’altro canto, l’obiettivo dei francesi è quello di chiudere l’offerta almeno con il 55% del capitale, in modo di centrare una delle condizioni d’efficacia dell’operazione. E se raggiungessero soltanto questa soglia, Lactalis conquisterebbe la maggioranza assoluta di Collecchio limitando l’intervento delle banche a poco più di un miliardo di euro (anzichè 3,4 miliardi nell’ipotetico caso di adesione totalitaria).
Dopo il cda Parmalat, probabilmente l’ultimo dell’era Bondi, ora la parola passa al Tar del Lazio che oggi si esprimerà sull’esposto presentato dai consumatori (Codacons e l’Associazione Utenti Servizi finanziari, bancari e assicurativi) che hanno chiesto la sospensione dell’Opa sulla base di presunte violazioni del Testo unico della finanza.

Il Codacons ha anche inviato un esposto al Pm di Milano, Francesco Greco, chiedendo il sequestro del provvedimento con il quale la Consob ha autorizzato l’Opa di Lactalis. Greco ha anche iscritto nel registro degli indagati le tre banche (SocGen, Lazard e Intesa Sanpaolo) e i rispettivi manager che hanno gestito la vendita del pacchetto dei fondi esteri a Lactalis.

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