da Milano
«Il primo pagamento venne da me effettuato a Lodi e consegnai una busta a Palenzona con 250mila euro in contanti. In questa occasione era presente anche Fiorani. Il secondo pagamento, nel 2004, lo feci a Milano in via Broletto, per strada, e consegnai a Palenzona un plico contenente 600mila euro in contanti». Questo racconta a verbale, in uno dei suoi interrogatori fiume, Gianfranco Boni, ex direttore finanziario e braccio destro di Gianpiero Fiorani in Bpl. Le sue dichiarazioni, confermate dallex banchiere di Lodi, sono costate al vicepresidente di Unicredito, Fabrizio Palenzona, uniscrizione nel registro degli indagati della procura di Milano, e una serie di sospetti. Ma è stato lo stesso Palenzona a smentire tutto: «Ribadisco con fermezza di non aver ricevuto denaro, né in contanti né in altro modo, né da Boni né da Fiorani, per nessuna ragione. Non ho mai svolto attività per favorire la determinazione del prezzo per la cessione dellIccri, né avrei potuto in alcun modo farlo; tutto fu stabilito dai Consigli di Amministrazione degli azionisti, che erano una cinquantina o giù di lì. Lofferta per la vendita dellIccri fu sottoposta a un mare di potenziali acquirenti. Nessuno accettò, anche per le condizioni non certo floride dellIccri stesso, che andò alla Bpl».
Boni ha parlato di «tre operazioni» effettuate per «finanziare Palenzona». E ha spiegato: «Il pagamento per lIccri era finalizzato a ricompensare Palenzona per lattività svolta quale vicepresidente di Unicredito che ci aveva favorito nella determinazione del prezzo». Fiorani aveva dichiarato che la motivazione di questo pagamento era legata «allacquisizione dellIccri da parte di Bpl», precisando che Palenzona «aveva richiesto il pagamento precisando sia lammontare che le modalità». E ancora: «Mi ero accordato con Palenzona - spiega Fiorani - affinché intervenisse nel cda di Unicredit per evitare unasta pubblica in modo da trattare lacquisto in vendita diretta a un prezzo per noi conveniente. Poiché constatammo che lintervento di Palenzona aveva permesso di raggiungere il risultato desiderato, procedemmo al pagamento». Per Boni, «Fiorani aveva chiesto di effettuare tali operazioni perché dovevamo essere riconoscenti a Palenzona per le attività che lui conduceva in quanto amico di Tremonti». Quali siano queste attività, naturalmente, non viene precisato.
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