Bonifiche raddoppiate in sei anni

Gianandrea Zagato

Ieri, città industriale. Oggi, capoluogo da bonificare. È la Milano deindustrializzata, quella interessata a processi di riconversione urbana: qualcosa come tremila ettari ovvero l’1,5 per cento del territorio provinciale. E anche su questo tema, Milano, fa scuola perché «la questione è strettamente legata allo sviluppo sostenibile e alla qualità dell’ambiente e della vita di tutti i cittadini» osserva Bruna Brembilla.
Annotazione che l’assessore provinciale all’Ambiente accompagna con un dato: «L’area metropolitana milanese è una delle realtà italiane dove gli interventi di bonifica sono cresciuti a livello esponenziale, dai 359 del 2000 ai 960 del 2006». E non finisce qui. Al momento sono attivi 228 cantieri su cui l’amministrazione provinciale «effettua attività di controllo e monitoraggio» e 285 i progetti consegnati all’Istituzione che sta «esprimendo pareri tecnici». Ma quali sono le principali bonifiche sul territorio? Tra le aree coinvolte segnaliamo i quattro siti di «interesse nazionale», quelli dove la bonifica avviene con l’aiuto di finanziamenti statali: le ex officine del gas Aem in zona Bovisa (impegno 5 milioni di euro); il polo chimico Sisa di Pioltello (impegno 6,2 milioni di euro); le ex acciaierie Falck con relative discariche di Sesto San Giovanni (impegno 5 milioni di euro); e, ancora le discariche di melme acide a Cerro al Lambro (impegno 16 milioni di euro).
Elenco cui vanno aggiunte anche altre aree industriali dismesse: le ex cartiere Binda, il Portello, Garibaldi-Repubblica, le aree ex Innocenti e quelle dell’ex Manifattura Tabacchi di viale Fulvio Testi, destinate a ospitare la Cinecittà meneghina. Elenco che, in totale, fa 8,5 milioni di metri quadrati in fase di bonifica e 5,5 milioni in fase di progetto, mentre già 9 milioni di metri quadrati sono certificati.
«Siti contaminati da decenni di incuria che occupano vaste aree ad alto tasso di industrializzazione e che richiamano la necessità di interventi profondi e risolutivi di bonifica per consentirci di pianificare e realizzare le strutture produttive, di terziario e abitative che servono la nostra realtà» spiega l’assessore Brembilla. Come dire: «L’ambiente se ben gestito e valorizzato, crea a sua volta valore. Le bonifiche dei siti ex-industriali rappresentano le premesse per uno sviluppo urbano eco-sostenibile».
E, in questo contesto, la Provincia di Milano è impegnata nell’utilizzo di bonifiche ecocompatibili «tramite batteri non Ogm presenti nel terreno in grado di eliminare i contaminati». Progetto di ricerca affidato a La Sapienza di Roma e applicato, in fase di sperimentazione, sull’area dell’ex Chimica Bianchi (Acna) di Rho. Ma bonifica-modello è anche il recupero ambientale dell’area dell’ex raffineria Agip sempre in quel di Rho, sede del nuovo polo esterno di Fiera Milano, che è stato completamente realizzato in situ, cioè basato con tecniche che non trasferiscono la contaminazione all’esterno.
L’alternativa? Il modello ex situ (applicato nel 56 per cento dei casi) che significa trattamento di escavazione, rimozione e smaltimento successivo delle scorie.

E il caso più eclatante riguarda l’ex polo chimico di Pioltello: ci sono 350mila metri cubi di nero fumo da smaltire e nessun sito europeo è in grado di riceverli. Il Governo dovrà pagare 10 milioni di euro per una sanzione dell’Ue, oltre a 250mila euro per ogni giorno di ritardo sulla bonifica.

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