Roma - Abolita nel 1993, in piena "tangentopoli", da tempo l'immunità parlamentare è tornata al centro del dibattito politico. Il nodo centrale è questo: cercare di riequilibrare il sistema evitando che siano le procure a determinare il corso della politica, scavalcando - e per certi versi annullando - le scelte degli elettori. Margherita Boniver del Pdl ha presentato alla Camera una proposta di legge costituzionale per il ripristino dell’immunità parlamentare. "Esiste in molti ordinamenti europei, nonché al parlamento europeo - afferma la parlamentare - rappresentava uno dei pilastri della Costituzione italiana. Fu cancellata con un incredibile atto di vigliaccheria dall’assemblea di palazzo Madama nell’ottobre del 1993 in clima di pesante intimidazione. La proposta di legge composta di un solo articolo ripristina un istituto volto a tutelate l’interesse della collettività, prevenendo eventuali condizionamenti del potere giudiziario sullo svolgimento della dialettica politica".
La protesta dell'Idv "Presentare una proposta di legge costituzionale per ripristinare l’immunità, mentre si moltiplicano scandali e inchieste che coinvolgono la politica, è immorale, un’offesa all’Italia, ai cittadini onesti. Il Pdl vuole solo salvare la Casta, ma in questo modo scredita le istituzioni e allontana sempre di più i cittadini. Faremo un’opposizione durissima contro questa proposta che intende solo salvare la Casta". Lo afferma il capogruppo dell’Italia dei Valori alla Camera Massimo Donadi.
Cosa prevedeva l'immunità In origine l’articolo 68 della Costituzione prevedeva l’immunità per i parlamentari. Deputati e senatori non potevano essere sottoposti a processo penale se non dopo una autorizzazione a procedere da parte della Camera di appartenenza. Si prevedeva inoltre che i membri del parlamento non potessero essere perseguiti per le opinioni espresse e i voti dati nell’esercizio delle loro funzioni e, in assenza di autorizzazione, non potessero essere arrestati o privati della libertà personale né, in base all’inviolabilità, sottoposti a perquisizioni personali o domiciliari salvo nel caso in cui venissero colti in flagranza di un delitto per il quale fosse obbligatorio l’arresto. Nel 1993 quell’articolo è stato modificato con la legge costituzionale numero 3 del 1993.
Niente più autorizzazione Quella norma ha cancellato l’obbligo per i magistrati di chiedere l’autorizzazione delle Camere per processare un parlamentare. Da allora l’autorizzazione serve solo per l’ arresto le perquisizioni e le intercettazioni.
L’autorizzazione all’arresto non è però necessaria nei casi di sentenza definitiva di condanna, oltre che per la flagranza di reato. Non è mai stata cancellata, invece, l’insindacabilità, ossia il divieto di processare un parlamentare per le opinioni e i voti espressi nell’esercizio della funzioni parlamentari.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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