«Bono è un poeta, è un filosofo e ieri sera mi pare di averlo visto camminare sulle acque», ha detto Mick Jagger del leader degli U2 Paul David Hewson, detto Bono Vox, che dopodomani compie cinquant’anni regalandoci U2 3D, il primo film musicale in 3D che uscirà nelle sale italiane il 28 maggio. Mezzo secolo dell’icona rock che da ragazzino disadattato è finito a fare discorsi all’Onu, a scrivere editoriali per il New York Times a inventare grandi canzoni. Bono il leader pacifista, Bono che porta avanti campagne umanitarie per azzerare il debito pubblico dei paesi del Terzo mondo e combatte contro l’Aids, Bono che con gli U2 porta la rivoluzione nella musica di massa, riportando qualità e compattezza in un universo rock che va sfaldandosi in mille rivoli senz’anima, Bono che, da vero rocker del suo tempo, suona a Berlino per festeggiare i vent’anni della caduta del Muro e del comunismo.
Oggi come allora Bono ha milioni di fan e legioni di detrattori che amano e criticano la sua vicenda artistica e umana. Ai tempi in cui dominava l’estetica e il messaggio di Clash e Police (che di lì a poco si sarebbero sciolti) non molti capirono al volo quell’irlandese un po’ spocchioso che cantava Dio e la Bibbia. Senza contare quelli che prendono il suo impegno sociale per il vezzo di un miliardario, ma lui se ne frega e incarna la metarockstar che va oltre la musica, mescolandola alla politica e al testardo desiderio di trasformare la propria ricchezze in un’opportunità per i diseredati.
Intendiamoci, non è un santo e gli U2 sono un fior di azienda con oltre 200 milioni di album venduti (copia più copia meno). Lui è uno degli uomini che più contano al mondo, ma il suo messaggio rimane vario ed ecumenico, e si esprime volteggiando dalla poetica di Boy, October, War all’avventuroso The Unforgettable Fire passando per il fascino di Joshua Tree e tenendo ancora botta col recente No Line on the Horizon. È ancora un simbolo (multigenerazionale) anche se oggi in concerto è meno capopopolo e più rockettaro, all’insegna del «siamo insieme ma non siamo la stessa cosa» (come recita in One) ma rispettoso degli ammonimenti dei suoi compagni di «squadra» che gli hanno chiesto di pensare un po’ di più alla band perché «è sempre meglio essere un quarto degli U2 che un singolo da solo». Bono ha trasformato in successo anche il suo privato; esprimere emozioni è la sua miglior dote naturale.
Così nel 1986 la sua crisi coniugale con la moglie Ali esplode nella poetica di With Or Without You, la splendida ballata che per prima scala le classifiche americane e diventa un brano-simbolo della band e dell’artista che commenta: «Non sono mai andato da uno psicanalista. Scrivo canzoni: quello è il mio lettino dello psicanalista, quello è il posto in cui sono obbligato a guardarmi in faccia».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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