Bono: «Le nuove navi costruite tutte in Liguria»

Bono: «Le nuove navi costruite tutte in Liguria»

(...) militari per 500 milioni di euro. Ma Giuseppe Bono è anche l’uomo che, con quelle stesse commesse, firma il successo più grande dell’imprenditoria ligure, salvando centinaia di posti di lavoro nei cantieri di Sestri Ponente, di Riva Trigoso e del Muggiano alla Spezia. Oltre che, ovviamente, alla Direzione Navi militari di via Cipro a Genova. Ultimo tassello della storica tradizione (almeno di quella positiva) dell’industria pubblica ligure.
Ecco come ha fatto, in quest’intervista al Giornale.
Dottor Bono, le commesse sono arrivate. Ma dove saranno costruite le nuove navi? Si è parlato di un derby fra cantieri.
«Possiamo annunciare che la nave rifornitrice per la Marina indiana sarà costruita presso lo stabilimento di Sestri Ponente, mentre la corvetta per gli Emirati Arabi sarà realizzata nei cantieri militari».
Significa che vi fidate dei cantieri liguri e dei loro lavoratori?
«Siamo convinti che gli accordi sull’efficienza raggiunti con le rappresentanze sindacali in questi cantieri possano consentire di raggiungere gli obiettivi prefissati».
Eppure, a lungo è sembrato che le tensioni fra sindacati e azienda, anche nei cantieri liguri, portassero in direzione diametralmente opposta. Lei, che pure ha sempre posto i problemi dell’occupazione e dei salari in primo piano, a tratti è stato dipinto come il capo dei cattivi. Come avete fatto a convincerli?
«Con l’auspicio che tutti comprendano definitivamente che management e lavoratori si ritrovano uniti sulla stessa barca, ora è il momento di riconoscere le scelte giuste dell’azienda, di rimboccarsi le maniche e di mettersi al lavoro tutti insieme. Sono convinto che, così facendo, di nuove navi da costruire ce ne saranno tante».
Insomma, l’accordo dei sindacati è importante?
«Con la firma di ieri sugli obiettivi di efficienza anche a Sestri Ponente, Muggiano, Riva Trigoso, Palermo e ci auguriamo presto in tutti gli altri cantieri, possiamo finalmente contare sulla partecipazione e la condivisione di tutte le componenti sindacali e aziendali e iniziare una volta per tutte il nuovo corso che dovrà permettere a Fincantieri di reagire alla crisi e di uscirne ancora più forte».
La Fiom, a lungo, non è sembrata così convinta.
«Certo, se una parte del sindacato avesse firmato l’accordo integrativo con Fim e Uilm il primo aprile, avremmo guadagnato tempo vitale in questo momento di grave recessione. Ma l’importante è che ora tutti convengano sulla necessità di essere coesi e più competitivi».
Senza cassa integrazione?
«Ci attendono tempi molto duri. I nostri stabilimenti saranno toccati dalla cassa integrazione che è assolutamente inevitabile e irrimandabile, perchè legata agli scarichi di lavoro già in essere».
Solo lacrime e sangue?
«No, ci piace essere fiduciosi e ottimisti. Dovremo essere uniti, rendere la produzione più efficiente, lavorare di più e ridurre i costi. Solo così riusciremo a forzare il mercato e stimolare la domanda».


Efficienza e merito! Lo sa che sono parole che facevano venire l’orticaria a un certo tipo di sindacato?
«Questo è l’unico nuovo paradigma culturale che può permettere alla cantieristica navale e all’industria nazionale in genere di sopravvivere alla crisi».

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