Laura Rio
da Milano
La guerra, prima raccontata dai giornali, adesso è arrivata in televisione. La lunga lite che ha opposto le due anime di Serie A, quella del gruppo di Bonolis e quella dei giornalisti sportivi, ieri è emersa con fragore. Nel pomeriggio, il presentatore, alla fine della trasmissione ha raccontato al pubblico che, nonostante tutti problemi interni, sarebbe andato avanti a condurre Serie A. Con vari cambiamenti. Ma se pensava di avere vinto la battaglia, non aveva fatto i conti con la redazione sportiva di Mediaset. Alla sera è arrivata la risposta attraverso un durissimo comunicato, letto da Matteo Dotto allinizio della trasmissione Controcampo. I giornalisti Mediaset sono inviperiti per lannuncio fatto da Bonolis in diretta del trasferimento del programma a Roma e per come è stato trattato il capo della redazione sportiva, Ettore Rognoni, definito dal presentatore «er penombra» nonché uno che non «sa neppure mettersi daccordo con se stesso». Nel comunicato si dice che «essendo Serie A un programma giornalistico, il contratto di lavoro prevede che qualsiasi modifica del lavoro redazionale sia concordata con l'organismo sindacale in rappresentanza dei giornalisti» e aggiunge che «la redazione si riserva di tutelare i propri diritti contro un comportamento contrario al contratto di lavoro e di denunciare eventualmente in tutte le sedi atteggiamenti che non corrispondono a un'azienda grande e seria come Mediaset, che non può farsi umiliare e ricattare da un suo collaboratore». In sostanza, oggi ci sarà unassemblea che potrà culminare con uno sciopero. A Controcampo, hanno rincarato la dose Sandro Piccinini e Giampiero Mughini che oltre a difendere a spada tratta Rognoni, hanno addossato la responsabilità della crisi del programma a Bonolis e al suo staff di autori. «Insultare il nostro direttore è come insultare tutti noi - ha detto Piccinini -. Bonolis ha parlato simpaticamente di penombra, Altrettanto simpaticamente dico che troppa luce può dare alla testa». I vertici di Mediaset, dopo aver confermato lo spostamento del programma a Roma, hanno preso le distanze dalle dichiarazioni fatte da Bonolis, «che - si legge in un comunicato - restano quindi opinioni personali».
In sostanza, la lite, covata per settimane, ora è alla luce del sole. Domenica prossima non si gioca: ci sono due settimane di tempo per rimettere a posto i cocci.
Prima della dura reazione dei giornalisti Mediaset, la soluzione era stata trovata nella riunione fiume che si era svolta sabato notte a Cologno con i massimi vertici aziendali, Pier Silvio Berlusconi in testa. Queste le decisioni a cui si era giunti in quella sede (e in parte svelate da Bonolis ieri pomeriggio): trasferimento di Serie A a Roma, riduzione del programma a unora e dieci minuti, piena autonomia di Bonolis. Uno show più snello, un Porta a porta calcistico giocato sul palleggio delle battute con gli ospiti esperti di calcio: fissi Marino Bartoletti e Tony Damascelli. Niente più mezzibusti in collegamento dagli stadi, ma solo servizi chiusi sulle partite. Il che, giocoforza, comporta un ridimensionamento della parte giornalistica e anche dello spazio della Gialappas. A Monica Vanali spetta una scelta: se vorrà andare a Roma durante il weekend (come le ha chiesto Bonolis), potrà continuare a fare da spalla.
Il pomeriggio sportivo si era aperto con il presentatore che spiegava che durante la trasmissione avrebbe parlato delle sue «questioni personali». Dopo unora e mezza, lasciando con il fiato sospeso il suo pubblico, aveva annunciato che - contrariamente a quanto paventato a mezzo stampa - il suo lavoro a Serie A andava avanti. Con uno dei lunghi sermoni a cui ormai ha abituato il suo pubblico, aveva detto che vabbè qualche screzio cera stato, qualche parola era volata, ma cosa volete, sono cose che succedono in tutte le famiglie. Tanto si sa, la colpa è dei giornali, che «ingigantiscono i problemi, che sinventano cose inesistenti», come quella «che domenica scorsa non ero malato, ma stavo in pizzeria». Quegli stessi giornali che dicono che il programma va male ... «come se fosse colpa mia se abbiamo la concorrenza (sky che dà le partite in diretta, ndr), e tanti spot perché Mediaset è unazienda privata.... E poi noi facciamo uno share superiore a quello richiesto». Conclusione del sermone: continuiamo in allegria a divertirci a parlare di calcio.
Ma i giornalisti sportivi allegri non sono proprio. E ora si vedrà se Bonolis vorrà ancora restare. Comunque, se la trasmissione andrà avanti con lui, si farà a Roma, condizione posta per stare più vicino alla famiglia e per consentirgli di seguire meglio la preparazione del programma che più gli sta a cuore: Il senso della vita, in partenza il 24 ottobre. E di pensare allo show di prima serata del prossimo anno.
Prima di svelare i suoi intenti, Bonolis ieri pomeriggio ha tenuto i suoi spettatori in attesa per più di unora e mezza. Complici i «Gialappi», che hanno continuato per tutta la trasmissione a domandare «Ma allora te ne vai o no?», ha cercato di creare unatmosfera di suspense, anche se era palese che non avrebbe annunciato alcuna dimissione. La trasmissione era scivolata via, come consueto, tra immagini delle partite e commenti in studio. Schierati sulle quattro poltroncine arancioni gli opinionisti esterni che Bonolis voleva in studio: Marino Bartoletti, Tony Damascelli, Massimo De Luca (chiamato Aldo da Bonolis) e Ivan Zazzaroni.
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