Il presente è grigio (se non nero) con la curva dei passeggeri che precipita, ma il futuro di Malpensa e Linate dovrebbe tingersi di rosa. Almeno a sentire il presidente della Sea Giuseppe Bonomi che al palazzo della Borsa ha presentato ieri il «Piano strategico 2009-2016». Sette anni per riprendersi dal colpaccio di Alitalia. Un diretto in faccia che avrebbe abbattuto un toro. Ma non Bonomi che per la fine del ciclo promette addirittura di portare a 50mila i passeggeri in transito. Magari anche sulla spinta dell’Expo che nel 2015 potrebbe garantire un più 2 milioni e mezzo di viaggiatori. Ma da dove tanto ottimismo? Forse dai primi conti che rivelano come i numeri della Sea calino, ma molto meno rispetto a quelli di Alitalia. Il cui traffico in Lombardia è sceso da 11,4 a 4,1 milioni, un meno 7,3 milioni ben superiore al 4,8 milioni del calo totale della Sea. Con i voli della compagnia di bandiera falciati di 886 la settimana, ma con un recupero grazie agli accordi con le altre compagnie già arrivato a 473 unità. Ma forse l’ottimismo può arrivare anche dal fatto che l’anno prossimo, annuncia Bonomi, Lufthansa baserà a Malpensa sei aeromobili per tratte di medio raggio. Una «mini-base», si lascia andare il presidente, che potrebbe preludere a un accordo ben più corposo. E magari prospettare per il futuro, primo caso nel mondo, un partner di riferimento straniero per un hub. Si vedrà. Per ora la Sea promette di proseguire, nonostante la crisi dovuta anche alla congiuntura internazionale (meno 9 per cento i biglietti business venduti in Europa) con gli investimenti. Già sul piatto un miliardo e 400 milioni di euro. Che consentiranno di completare la terza parte del terminal 1 di Malpensa, realizzare il restyling del terminal 2, lavorare alla terza pista, al primo lotto del nuovo terminal 3, alle strutture di cargo city, agli hangar, agli edifici dei vigili del fuoco. E di mettere mano a Linate completando il nuovo parcheggio (2.800 posti, il più grande di Milano) e riqualificando la struttura. «Se ne vogliamo fare un city airport - sorride Bonomi - deve diventare il salotto di Milano. E oggi non è così». Proprio perché c’è crisi, assicurano i vertici Sea, gli investimenti vanno incrementati e non ridotti. Aspettando, par di capire, in un’apertura del mercato che premierà le aziende che si troveranno con le carte in regola al momento giusto. E anche sulla vocazioni degli scali, il futuro è ben chiaro. «Dobbiamo - spiega ancora una volta Bonomi - aprire un dialogo con tutti gli aeroporti del Nord per costruire una piattaforma industriale comune. Ognuno deve perseguire la propria specificità». E l’esempio del boom dei low cost a Bergamo Orio al Serio diventa ormai da manuale.
Già pronta, allora, la tabella di marcia. Con i primi due anni, fino al 2010, dedicati a una fase di recupero dopo l’abbandono di Alitalia.
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