Bonus figli, la rivoluzione fiscale entra in famiglia

Una bonus-figlio come primo passo verso il quoziente familiare. È questa la prima innovazione della delega per la riforma fiscale che il governo si appresta a varare la prossima settimana

Roma - Una bonus-figlio come primo passo verso il quoziente familiare. È questa la prima innovazione della delega per la riforma fiscale che il governo si appresta a varare la prossima settimana. Il ministro Giulio Tremonti ieri ha illustrato i suoi progetti al presidente Confindustria Marcegaglia e ai segretari di Cisl e Uil Bonanni e Angeletti.
I tecnici del ministero dell’Economia stanno studiando la possibilità di applicare anche in Italia le agevolazioni fiscali per i figli a carico. Gli sconti sarebbero modulati sulla legislazione in vigore negli altri Paesi Ue dove si arriva a bonus di 4-5mila euro per ogni figlio a carico. Ovviamente in Italia tali benefici sarebbero modulati sul reddito delle famiglie e sul numero dei componenti del nucleo familiare. Analogamente, è prevista la rimodulazione e l’eliminazione di altre agevolazioni fiscali riguardanti il capitolo di spesa «famiglia».
Le risorse finanziarie per garantire l’intervento sarebbero reperite anche attraverso l’innalzamento della tassazione sulle rendite finanziare. Ci sono diverse ipotesi di lavoro sul tavolo del titolare del Tesoro, ma quella con più probabilità di realizzazione prevede di aumentare al 20% l’imposta sostitutiva su cedole, dividendi e altri proventi attualmente al 12,5. I titoli di Stato sarebbero esclusi dall’aumento di imposta anche per non incidere sulla loro «vendibilità» sui mercati finanziari internazionali.
Difficile, tuttavia, prevedere un cospicuo aumento di gettito. Lo stato di previsione dell’Entrata 2011, elaborato dalla Ragioneria generale dello Stato, stima per questo capitolo un introito virtuale per l’anno in corso di 8,3 miliardi di euro. Di questo ammontare circa 3,3 miliardi vengono dagli interessi corrisposti dalle banche (come quelli sui libretti e conti correnti al 27%), mentre 4,3 miliardi sono attesi dall’imposta sostitutiva al 12,5% (inclusi Bot e Cct). L’ordine di grandezza sul quale si ragiona è quindi al massimo di un paio di miliardi di euro.
È ovvio che il grosso del risparmio per attuare la riforma fiscale dovrà essere attinto ad altre voci di spesa. E tra queste è impossibile ignorare quella degli stipendi pubblici.

Si pensa a un’estensione del taglio del 5% ai superstipendi (quelli tra 90 e 150mila euro annui, 10% per quelli più elevati) a tutti i dipendenti della pubblica amministrazione. Ipotizzati inoltre un ulteriore blocco del turnover e risparmi nella spesa scolastica e pensionistica.

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