Il boom dei libri elettronici fa sgobbare gli editori

I "lettori" digitali hanno venduto bene nel 2009 nonostante i pochi titoli disponibili. E si firmano i primi accordi per rimpolpare i cataloghi. Per Natale sono tra i doni più gettonati: in molti negozi sono esauriti

Il boom dei libri elettronici fa sgobbare gli editori

Piccolo mondo antico. Fermo e Lucia. E poi, oltre a Fogazzaro e Manzoni, Salgari. E Mastro Don Gesualdo del Verga. Questi i titoli in cui s’incappa cercando libri in lingua italiana, formato elettronico, sul web. Il romanzo dell’800 fuori copyright. Oppure Kafka, La metamorfosi. E naturalmente Eco, ma solo un convegno: Autori e autorità. Persino su eMule, programma per piratare, non c’è niente a parte qualche ricettario ispirato da trasmissioni Rai. Al contrario su Amazon.com: oltre 350mila titoli in inglese. Da Philip Roth a Dan Brown. Del resto vende uno degli e-book-reader (lettori digitali) più diffusi, il Kindle. Si collega wireless da tutto il mondo senza costi di connessione, scarica in 60 secondi un libro. Prezzo basso: sui 200 euro. Unico inconveniente: non legge il formato standard degli e-book, l’ePub, ma quello Kindle.

Non diversamente da altri Paesi europei, l’Italia è indietro sul tema degli e-book rispetto a Stati Uniti e Regno Unito. Non per niente il Sony, uno dei più popolari e-book-reader, manco è distribuito in Italia. Eppure il 2009 è stato l’anno del boom: sotto Natale, nelle principali librerie di Milano gli e-book-reader erano esauriti, in attesa di arrivare, in tempo per gli ultimi regali. Vedi Feltrinelli e Mondadori. Alla Fnac era rimasto solo un modello, il Cybook Opus, prodotto dalla francese Bookeen, il più economico e diffuso in Italia: «Abbiamo cominciato a vendere davvero a partire da quest’estate», dicono alla Fnac. Siamo lontani dai tre milioni di pezzi venduti negli Stati Uniti nel 2009 ma qualcosa si muove. «Chiudiamo l’anno con una vendita totale di circa 30mila e-book-reader» dice Luigi Passerino, direttore commerciale di Simplicissimus. La società, nata nel 2005, si trova sopra al santuario di Loreto, ubicazione che riflette una certa fiducia nel miracolo, è l’unica che distribuisce in Italia lettori di libri elettronici: tra cui Cybook, BeBook e il più costoso iLiad, dal nome omerico. Il dato del 2009 è pari alle vendite totali dei precedenti anni.

Ma gli editori sono ancora «in fase di studio». Soprattutto i più grandi. Mondadori ha messo online gratis alcuni titoli tipo Dickens. Classici inglesi soprattutto. Ma il 2010 riserva novità: «Abbiamo stretto un accordo - dice Passerino - con gli editori associati a Fidare che riunisce i marchi indipendenti. A partire dai primi mesi dell’anno inizieremo a commercializzare sul nostro sito i primi titoli». Ma chi sono questi editori indipendenti? Dando un’occhiata all’elenco scorgiamo nomi poco noti, a parte Instar, Pequod, Fratelli Frilli, e soprattutto Iperborea, editore milanese che pubblica scandinavi come Björn Larsson (Il pirata Long John Silver), Arto Paasilinna (L’anno della lepre), Johan Harstad (Che ne è stato di te, Buzz Aldrin?).

Gira poi voce che Nottetempo, non associata a Fidare, stia mettendo il catalogo in formato elettronico. Basta fare una telefonata per ottenere smentita. «Guardiamo con crescente interesse il fenomeno e-book, come tutti in questo momento. Ma siamo ancora alla fase di studio, non a quella progettuale». Per un editore la metamorfosi digitale del catalogo non è impresa da poco. Uno pensa: ma i libri, da diversi anni, non sono già tutti su file, già tutti scritti al computer? «Negli ultimi anni i libri sono in un formato grafico molto comune, il pdf» dice Pietro Biancardi, che si sta occupando in Iperborea del progetto e-book. «Ma il pdf è un formato rigido che non si adatta bene allo schermo di un e-book-reader. Bisogna ingrandire o diminuire continuamente. Una rottura di scatole.

Il formato internazionale più diffuso per gli e-book, l’ePub, si adatta automaticamente allo schermo». Convertire dal formato pdf a quello ePub quanto costa? «Un euro a pagina. Mentre, per i libri più vecchi, quelli su pellicola, siamo intorno a 2,5». Se teniamo conto che un libro ha mediamente sulle duecento pagine il costo per libro è duecento euro, non tantissimo... «Ma bisogna moltiplicare per l’intero catalogo e considerare i testi più lunghi». Dunque un editore per cento titoli deve sborsare sui 50mila euro.

«L’offerta di Simplicissimus ci ha spinti ad accettare. Loro si accollano il costo della conversione che poi detraggono dalle vendite». E a che prezzo venderete? «Il prezzo medio di un e-book è simile a quello d’un tascabile». Dovrete concedere a Simplicissimus.it la vendita in esclusiva? «No, possiamo vendere anche sul nostro sito. Sarà l’occasione per rinnovarlo creando una community, un blog».
Probabilmente i grossi editori si faranno da soli la conversione e sembrano orientati verso portali di vendita come Ibs. Si parla pure di un ingresso nella vendita online di Feltrinelli. Ce ne vorrà di tempo prima che i big mettano online l’intero catalogo ma l’importante è partire. «Una delle sfide è decidere quali titoli convertire in e-book» dice Biancardi. In genere qual è la scelta? «I bestseller, poi i longseller, ovvero i libri che si continuano a vendere da anni, e naturalmente le ultime uscite». Si dice che la manualistica, dalle guide di viaggio ai libri scolastici, sarà la più toccata dal fenomeno e-book, per la possibilità di aggiornamento continuo del testo.

«Eppure su Amazon la narrativa è la più venduta. Certo la manualistica sarà toccata dal fenomeno e-book in modo consistente. C’è un decreto ministeriale che impone la conversione al digitale dei testi scolastici». Un e-book-reader da un paio di etti al posto dello zaino da venti chili! Gli alberi ringraziano e pure le schiene degli studenti. In un e-book-reader come il Kindle stanno 1.500 volumi. Una tonnellata di testi. Bisogna essere tecno-ottimisti? Altra difficoltà del caso è quella dei diritti. «Stiamo contattando i nostri autori e i loro agenti per proporre la conversione digitale» dice Biancardi.

Come hanno risposto? Gli scandinavi dovrebbero essere aperti alle novità tecnologiche. «Alcuni hanno accettato. Altri pongono condizioni troppo onerose, chiedono anticipi.

Altri ancora preferiscono aspettare, vedere come si evolve la situazione». Per il momento quello degli e-book in italiano resta un piccolo mondo antico, un universo scandinavo, kafkiano o un convegno con Eco. Forse solo per poco.

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