Boom del «low cost», Nord a rischio collasso

Le compagnie a basso costo, in grande crescita, già tra un paio d’anni potrebbero non trovare più posto negli scali

Maria Sorbi

Mentre Alitalia arranca, le compagnie low cost crescono in maniera esponenziale. Soprattutto negli aeroporti del Nord. Tanto da fare temere il collasso degli scali tra meno di cinque anni. Vale a dire: il boom di voli a basso costo sarà talmente elevato da non trovare spazio negli aeroporti di oggi.
Da uno studio di Stefano Paleari, direttore del centro per l'innovazione e la gestione d'impresa del Politecnico di Milano, «l'Italia si avvia verso un trasporto aereo di massa, come è successo con le automobili negli anni ’60». Da qui al 2020 la domanda crescerà in media tra il 4,4 e il 6,4% per i passeggeri e tra il 4 e il 5,3% per le merci, con congestionamento assicurato. «Gli scali di Malpensa e Linate - puntualizza l'assessore lombardo alle Infrastrutture, Raffaele Cattaneo - potrebbero arrivare alla saturazione già tra il 2008 e il 2009. Per questo ci vogliono infrastrutture adeguate, come il terzo satellite e la terza pista a Malpensa, lo sviluppo di Montichiari come scalo merci e di Orio al Serio come polo del low cost».
I dati sul futuro «esplosivo» delle compagnie a basso costo nel Nord confermano le tesi sostenute dalla Regione Lombardia su Alitalia. «La compagnia di bandiera - ribadisce Cattaneo - deve puntare su Malpensa se intende seguire le logiche di mercato. Altrimenti, arroccarsi su Fiumicino significa seguire una scelta dettata da incompetenza o da ragioni esclusivamente politiche e sindacali». «Se Alitalia dovesse lasciare Malpensa - aggiunge Cattaneo - non sarebbe facilmente sostituibile da altri, ci vorrebbero decine di aeromobili e rischieremmo di diventare terra di conquista per gli stranieri».
Per garantire voli e servizi ai 52 milioni di passeggeri che transitano negli aeroporti del Nord Italia, la Regione Lombardia si prepara a fare da sé.

Come sta avvenendo per le autostrade, dove si punta a diventare enti concessionari e a fondare una rete del Nord, alternativa ad Autostrade, per velocizzare i tempi di realizzazione e dare alla Lombardia le infrastrutture di cui ha bisogno. Infrastrutture per cui nella Finanziaria, come Formigoni non si stancherà mai di ripetere, «ci sono zero soldi e zero investimenti».

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